La direttiva presentata chiede agli Stati membri di mettere a punto programmi nazionali indicanti quando, dove e con che modalità intendano costruire e gestire depositi per lo stoccaggio definitivo dei rifiuti, tali da garantire i più elevati standard di sicurezza. La direttiva rende vincolanti nell'Unione europea le norme di sicurezza concordate a livello internazionale e prevede sanzioni per la violazione delle stesse.
Günther Oettinger, commissario europeo per l'Energia, così dichiara: "Il problema della sicurezza riguarda tutti i cittadini e tutti i paesi dell'UE, siano essi a favore o contro l'energia nucleare. Dobbiamo assicurarci di applicare le norme di sicurezza più rigorose esistenti al mondo per proteggere i cittadini, l'acqua e il suolo dalla contaminazione nucleare. La sicurezza non conosce confini. Un incidente che avviene in un paese può avere effetti devastanti anche in altri."
La Commissione propone di istituire un quadro normativo UE giuridicamente vincolante per garantire che tutti gli Stati membri applichino le norme comuni elaborate nell'ambito dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA) per quanto concerne tutte le fasi della gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi, fino al loro smaltimento definitivo.
Nello specifico la direttiva stabilisce che:
- entro quattro anni dall'adozione della direttiva gli Stati membri sono tenuti a elaborare programmi nazionali comprendenti: piani per la costruzione e la gestione di impianti di smaltimento, un calendario preciso per la loro realizzazione, le tappe fondamentali e le attività necessarie per applicare il tipo di smaltimento previsto, la valutazione dei costi e i sistemi di finanziamento prescelti;
- i programmi nazionali devono essere notificati e la Commissione può chiedere agli Stati membri di modificarli;
- due o più Stati membri possono decidere di utilizzare un deposito per lo stoccaggio definitivo dei rifiuti ubicato sul territorio di uno di essi; non è consentito esportare scorie nucleari destinate allo smaltimento definitivo verso paesi non UE;
- l'opinione pubblica deve essere informata dagli Stati membri e coinvolta nel processo decisionale relativo alla gestione delle scorie nucleari;
- le norme di sicurezza elaborate dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA) sono rese giuridicamente vincolanti; prevedono tra l'altro l'istituzione di un'autorità indipendente che rilasci le autorizzazioni a costruire i depositi e per ciascuno di essi verifichi l'analisi della sicurezza.
Contesto
A più di cinquant'anni dall'entrata in funzione del primo reattore nucleare (nel 1956 a Calder Hall, Regno Unito), non esistono ancora depositi per lo stoccaggio definitivo. Ogni anno sono prodotti nell'UE 7.000 metri cubi di scorie ad alta attività radioattiva, che per la maggior parte sono conservate in depositi provvisori. Le scorie ad alta attività sono la parte del combustibile esaurito ritrasformato che non può più essere riutilizzata e deve pertanto essere smaltita definitivamente.
Se, da un lato, i depositi provvisori sono necessari per ridurre la temperatura degli elementi combustibili e diminuire l'intensità delle radiazioni, dall'altro non possono costituire una soluzione di lungo termine perché hanno bisogno di manutenzione e sorveglianza continue. Tali depositi, per il fatto di essere in genere ubicati in superficie o appena al di sotto, sono peraltro esposti al rischio di incidenti come disastri aerei, incendi e terremoti. Gli scienziati e gli organismi internazionali, quali l'AIEA, concordano ampiamente sul fatto che lo stoccaggio in formazioni geologiche profonde costituisca la soluzione più appropriata per lo smaltimento di lungo termine delle scorie nucleari ad alta attività radioattiva.
A norma del trattato Euratom l'UE è investita della competenza giuridica per proteggere la popolazione dai pericoli derivanti dalle radiazioni ionizzanti. La scelta delle fonti energetiche è di competenza nazionale. Su 27 Stati membri 14 dispongono di centrali nucleari.