1. Home
  2. Notizie e Mercato
  3. Superbonus 110%: cosa chiedono i lavoratori edili?

Superbonus 110%: cosa chiedono i lavoratori edili?

Ristrutturazioni di
Superbonus 110%: cosa chiedono i lavoratori edili?
5/5
votato da 1 persone
Alessandro Genovesi, segretario generale di Fillea Cgil, ne ha parlato nel corso di un incontro con le forze politiche in materia di Superbonus del 110%

Nei giorni scorsi è andato in scena un incontro in videoconferenza tra i rappresentanti dell’intera filiera dell’edilizia e le forze politiche. Al centro dell’attenzione, il Superbonus del 110%. Sentiamo la voce di Fillea Cgil, sindacato dei lavoratori edili.

“Prorogare il Superbonus 110% inserendo le risorse necessarie già dal prossimo decreto “imprese” e senza attendere la legge Finanziaria significa rafforzare una misura utile a tutti. Perché è una misura su cui risparmia la famiglia, ci guadagniamo in salute (visto che le nostre case soprattutto quelle più vecchie, producono il 30% di tutta la Co2) e per ogni anno di proroga del bonus si sostengono oltre 100mila posti di lavoro, tra diretti ed indotto: serve una visione di medio termine e una cultura di sistema, base per uno specifico patto tra produttori che mai come oggi la politica dovrebbe valorizzare”. Così ha parlato Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea.

Superbonus 110%: cosa non sta funzionando?

“Per il momento questo provvedimento sta funzionando soprattutto per le villette, case unifamiliari e per le case più moderne, ma non sta funzionando per i condomini e le case più vecchie (molto del nostro patrimonio risale agli anni 60 e 70), dove vi è la maggioranza della popolazione e che ha più bisogno di questi interventi anche per una questione sociale. Fare un salto di due classi energetiche vuol dire, tanto per essere chiari, risparmiare in bolletta tra i 650 e 1000 euro, in un Paese che ha 2 milioni di famiglie in povertà energetica e il 9,8% degli italiani sotto la soglia di povertà. Il 110% avrebbe un effetto sociale importante, oltre che occupazionale”.

Però “se vogliamo che un'impresa investa ed assuma, se vogliamo formare i lavoratori perché le nuove tecniche costruttive ed i nuovi materiali chiedono anche più competenze al lavoro, se vogliamo mettere mano veramente alle nostre periferie, bisogna essere in grado di pianificare. Per  i grandi condomini o per abbattimento e ricostruzione i cantieri si possono fare solo da marzo a settembre. Avere la garanzia del 2023 oggi vuol dire poter aprire più cantieri nel 2022, che altrimenti non si apriranno”, ha ribadito Genovesi, numeri alla mano. “Come Fillea Cgil abbiamo simulato che un anno di proroga del 110, incluso l'abbattimento delle barriere architettoniche ora inserito negli incentivi, vale 85.000 posti di lavoro full time in edilizia e 20mila nella produzione di materiali. Cioè potremmo dire che ogni anno di bonus 110 offre più di 100mila posti di lavoro, per dare lavoro ai tanti che nel settore dell'edilizia lo hanno perso negli ultimi anni, ma anche, venuto meno il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione Covid, per chi verrà da altri settori in difficoltà. Insomma il green building potrà rappresentare un buon bacino occupazionale per il Paese per molti anni, in coerenza con gli obiettivi Ue e Onu sulla sostenibilità e per una maggiore giustizia sociale”.

Infine, per Genovesi, prorogare il provvedimento potrebbe rappresentare anche un “grande volano di qualificazione industriale delle imprese. In Italia abbiamo il 90% delle imprese che fatturano meno di 500 mila euro (dati Ance), con 1,6 dipendenti procapite. Quindi, anche quando facciamo legittimi paragoni con la semplificazione in Inghilterra o in Germania, ricordiamoci che in quei paesi la media di azienda è di 10/15 dipendenti. Il 110% è cioè anche uno strumento per avere imprese più strutturate, in grado di investire su più formazione, maggiore sicurezza sul lavoro e per combattere il lavoro nero ed irregolare”.