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Un miliardo il valore del fotovoltaico italiano

Energie rinnovabili di
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Secondo un’analisi dell'Energy & Strategy Group il mercato del fotovoltaico in Italia vale 1 miliardo di euro, ma la crisi finanziari rischia di bloccarne l'espansione


È stato recentemente reso noto uno studio dell'Energy & Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano che analizza la situazione attuale e futura del mercato del fotovoltaico nel nostro Paese.

I risultati mostrano un mercato giovane e in crescita, anche se in forte ritardo rispetto agli altri Paesi europei:a gennaio 2007 i megawatt di potenza installata nel nostro Paese erano 8, che sono diventati 60 un anno dopo e che oggi sono 200 (di cui una quarantina prodotti da centrali fotovoltaiche).

Risultati scarsi se confrontati con i 3.600 installati da Germania e gli 800 da Spagna già a fine 2007.
Nonostante la crescita degli ultimi anni, la grave crisi finanziaria che ha colpito tutto il mondo, potrà causare un rallentamento per il fotovoltaico italiano: la realizzazione di un impianto che produce 1 megawatt di energia, cioè di una centrale, costa approssimativamente 5 milioni di euro; prima degli sconvolgimenti finanziari delle ultime settimane erano già pronti progetti per la realizzazione di centrali nel nostro Paese in grado di produrre complessivamente 120 megawatt di energia, progetti di società quali Sorgenia, dei fondi Atmos, Solar Ventures o Alerion per la costruzione di un numero di impianti tre volte superiore a quello attuale.

In questo clima di crisi, c’è il rischio che tali progetti vengano sospesi, in quanto sarebbero necessari finanziamenti da parte delle banche dell’ordine di grandezza di 600 milioni di euro.

Le banche hanno comunque sempre manifestato un forte interesse verso il settore, ad agosto 2008 più di 360 istituti avevano deciso di investire nel fotovoltaico aderendo all’accordo quadro del Gse (il gestore del servizio elettrico che disciplina la procedura di cessione del credito proveniente dalla tariffa incentivante prevista dal Conto Energia).

Non va dimenticato che alla crisi mondiale, si aggiunge il pericolo che corre nel mercato nazionale il made in Italy. Nella filiera della produzione del fotovoltaico: lavorazione del silicio, realizzazione di celle connesse in moduli in grado di trasformare la luce del sole in corrente, distribuzione e installazione sul territorio in impianti residenziali,commerciali, industriali e centrali, le fasi più a monte sono presidiate da player internazionali di grandi dimensioni che negli ultimi anni hanno creato una sorta di cartello del silicio.

Le imprese italiane che si occupano della produzione di celle sono soltanto 5 (Eni, Solsonica, XGroup, Helios Technology e la neonata Omniasolar), occupano il 10% del mercato italiano, ciascuna con una capacità produttiva inferiore a 50-60 megawatt, cioè dieci volte minore della giapponese Sharp o della tedesca Q-Cells.

Maggiore è invece il numero di aziende nazionali che producono moduli, si tratta però di imprese, in genere piccole stand-alone presenti da anni nel mercato in cui non sono riuscite a crescere oppure con l’attività principale in un altro settore e attive da pochi anni nel mercato del fotovoltaico perché sinergico a quello di provenienza.

Per queste ragioni è necessario che queste inizino ad investire in modo significativa, per evitare il rischio di venire assorbite nel giro di 5-6 anni dagli agguerriti concorrenti tedeschi, americani e asiatici, attratti qui dal mercato con le tariffe più elevate per l’incentivazione del fotovoltaico, dopo il taglio degli incentivi in Conto Energia appena approvato in In Italia, infatti, l’incentivo in Conto energia erogato dal Gse per ogni kilowattora prodotto va da un minimo di 36 centesimi di euro, nel caso di un impianto fotovoltaico non integrato (cioè indipendente dall’edificio) di una struttura industriale, a un massimo di 49 centesimi per un impianto residenziale tutt’uno con l’edificio stesso.

Per quanto riguarda la ricerca (in particolare sulle tecnologie delle celle fotovoltaiche di nuova generazione) attualmente i progetti di ricerca pubblici sono 35: 18 quelli finanziati dalla Comunità europea (in tutto per 164 milioni di euro), 14 i progetti universitari e di altri enti pubblici di ricerca (per quasi 5 milioni di euro) e 3 quelli promossi da network di imprese con i fondi del bando “Industria 2015” del ministero dello Sviluppo economico.

In Italia, nonostante non emerga un polo con una forte specializzazione sulle tematiche del fotovoltaico, spiccano diverse iniziative in cui sono coinvolte l’Università di Ferrara, il Cnr o il Cesi Ricerca. Però a differenza di altri paesi, come la Spagna o la Germania, manca il coinvolgimento delle università tecniche, che avrebbero tutte le potenzialità per posizionarsi come leader nella ricerca di questo settore.

Purtroppo ancora più marcato è il ritardo dell’Italia rispetto al solare termodinamico. Un ritardo profondo che il nostro Paese deve cercare di colmare al più presto. Praticamente l’unico progetto italiano di rilievo ad oggi nel settore è “Archimede”, un progetto pilota per la costruzione di una centrale vicino a Siracusa di 5 megawatt di potenza.

Mentre in Spagna, ad oggi, sono già installati 11 megawatt della centrale Ps10 (tecnologia a torre solare) in funzione nel sud est del Paese, altri 50 megawatt si aggiungeranno con l’entrata in funzione a metà 2009 del primo impianto Andasol 1 e sono stati annunciati oltre 2 gigawatt, cioè 2mila megawatt, di impianti operativi entro il 2011. In Italia sono invece pochissimi gli operatori del settore, quasi tutti nati attorno al progetto Archimede, sia perchè manca una normativa di incentivi adeguata che faccia da volano allo sviluppo di una filiera (l’ultimo Conto energia approvato limita l’utilizzo di alcune tecnologie diverse da quelle del progetto Archimede), sia perché mancano delle testing facilities di supporto (l’unico esempio esistente è il piccolo impianto dell’Enea di Casaccia).