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Una rivoluzione energetica anche in Italia

Energie rinnovabili di
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E’ quanto si auspicano le più importanti associazioni operanti nel settore. I grandi Paesi europei e gli Stati Uniti devono essere presi a modello


Il pacchetto clima-energia e gli obiettivi al 2020 sono un’occasione importante per una svolta energetica anche in Italia e sulla quale va superata una posizione di retroguardia che rischia di far perdere un appuntamento storico. Le recenti norme che aboliscono la certificazione energetica obbligatoria in campo edile e la sostanziale abolizione degli sgravi per le ristrutturazioni energetiche vanno nella direzione diametralmente opposta a quella necessaria, e per di più contraggono la domanda dei relativi beni e servizi, con effetti contrari a quelli necessari per uscire dall’attuale recessione economica.

Le potenzialità dell’efficienza e delle rinnovabili da prospettiva sostenuta principalmente dagli ambientalisti si sono trasformate in un fattore che caratterizza le scelte di importanti Paesi industrializzati e non a caso rappresentano una parte rilevante delle proposte di rinascimento economico e sociale sostenute dal nuovo Presidente USA.

L’intensità energetica relativamente bassa dell’Italia non significa in alcun modo che il nostro Paese sia dotato di tecnologie più efficienti degli altri Paesi, ma riflette in gran parte il fatto di avere un paniere di prodotti a minore intensità energetica e un clima più mite. Lo conferma la modesta efficienza energetica del parco edilizio italiano.

Sulla base di queste premesse:

1. Gli incentivi alle fonti rinnovabili di energia non vanno assunti come costi ma come finanziamenti all’innovazione tecnologica e nel contempo come investimenti che hanno ricadute di rilevanza strategica sul piano sia economico, sia occupazionale. La realizzazione in Italia del pacchetto europeo relativo alla rinnovabili comporterebbe un’occupazione aggiuntiva, mediamente piuttosto qualificata, di almeno 150.000 posti di lavoro, senza considerare l’effetto moltiplicatore delle retribuzioni di costoro. Per il solo settore eolico sono stati valutati incrementi di oltre 50.000 unità. Cosa importante, una quota di questa occupazione sarebbe concentrata nelle aree a minore sviluppo del Paese. Chiediamo quindi l’immediata emanazione dei decreti attuativi

2. Gli investimenti in efficienza negli usi finali dell’energia hanno un potenziale elevato sia per gli usi elettrici che per quelli termici. Negli usi elettrici, dai sistemi di illuminazione efficiente ai motori industriali, dai sistemi di refrigerazione agli elettrodomestici (tecnologie che il nostro Paese produce), il 20% di risparmio al 2020 avrebbe un impatto occupazionale netto di circa 50.000 posti di lavoro nel settore manifatturiero. Nel settore degli usi termici gli investimenti nel settore edilizio potrebbero generare occupazione sia per il migliore isolamento degli edifici che per la sostituzione degli impianti. Chiediamo pertanto il ritiro del provvedimentoin discussione in Parlamento.

3. La prospettiva di sviluppo dell’energia solare non è limitata al solo fotovoltaico, che sta decollando anche nel nostro Paese, ma deve essere estesa agli usi termici di bassa, media e alta temperatura. Dall’integrazione con i sistemi di riscaldamento alle applicazioni in campo industriale - oggi in sviluppo - il nostro Paese può e deve rientrare in un settore nel quale segna ancora un forte ritardo, mentre i segnali positivi degli ultimi mesi rischiano di essere cancellati dalla sostanziale sospensione degli incentivi.

4. Un forte impegno nelle rinnovabili può aprire all’Italia un possibile ruolo nell’area mediterranea nella quale la cooperazione tecnologica e ambientale può dare una prospettiva importante sia all’industria che alle relazioni con i Paesi della sponda Sud.

5. Nei trasporti l’aumento di efficienza dei veicoli, il sostegno al trasporto pubblico locale e nazionale, lo sviluppo di bioraffinerie di seconda generazione - oltre alle condizioni ambientali - possono contribuire a ridurre in misura significativa la dipendenza dai prodotti petroliferi, trasformando parte del deficit nella bilancia energetica in valore aggiunto all’interno del Paese.

Alla sfida dei cambiamenti climatici dunque si può e si deve rispondere spingendo sulle soluzioni pulite ed efficienti già disponibili, che rappresentano un’occasione di sviluppo e dioccupazione, e promuovendo in modo più deciso la ricerca e lo sviluppo di nuove opzioni tecnologiche. Il valore strategico degli investimenti in efficienza e rinnovabili va dunque al di là dei soli obiettivi ambientali, come hanno capito i grandi Paesi europei e la nuova presidenza statunitense.

Questo documento è stato sottoscritto da ANEV, APER, ASSOLTERM, ASSOSOLARE, FEDERPERN, FIPER, GIFI, GREENPEACE Italia, GSES, ISES ITALIA, ITABIA, Kyoto Club, LEGAMBIENTE e WWF Italia