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Alternative di Kyoto Club al nucleare

Ecologia e tutela ambientale di
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L’organizzazione no profit per la riduzione dei gas serra nell’atmosfera, propone possibili varianti al nucleare in Italia.

Il Kyoto Club, l’organizzazione no-profit nata nel 1998 dall’iniziativa di imprese, enti, associazioni e amministrazioni locali impegnati nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas-serra assunti con il Protocollo di Kyoto, è intervenuto nell’ambito dell’attuale dibattito sulla possibilità di ritornare al nucleare.

Partendo da una posizione contraria all’idea del Governo di tornare a sfruttare anche in Italia il nucleare, pensando che tale scelta sia profondamente sbagliata per motivazioni tecnologiche, organizzative e soprattutto economiche, l’organizzazione ha proposto dieci alternative al nucleare. La prima, quella di partenza, riguarda l’illuminazione pubblica.

Così facendo, si vuole cercare di mostrare come con una pluralità di tecnologie e soluzioni di efficienza energetica si possano risparmiare decine di miliardi di chilowattora ed evitare di costruire inutili reattori nucleari di vecchia generazione.

Secondo il Kyoto Club, l’opzione nucleare in Italia richiederebbe un massiccio impiego di risorse pubbliche, con l’immediato effetto di distogliere per i prossimi anni ingenti investimenti dal settore delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica.

Se le fonti rinnovabili rispondono a criteri di maggiore convenienza economica, ambientale, e consentono di ottenere risultati significativi in tempi rapidi, l’attuale nucleare, sempre secondo l’organizzazione, sarebbe una tecnologia obsoleta e senza futuro, non avendo ancora risolto, dopo anni, i problemi di sicurezza intrinseca delle centrali e dello stoccaggio delle scorie.

Intervenendo sul piano economico, il Direttore Scientifico di Kyoto Club, Gianni Silvestrini, ha messo in evidenza che “nel contesto statunitense per ogni centesimo di dollaro speso per 1 kWh nucleare si potrebbero acquistare 1,2-1,7 kWh eolici o si potrebbe risparmiare fino a 10 kWh grazie ad interventi di efficienza energetica”.

Anche il Direttore Operativo dell’associazione, Mario Gamberane, è intervenuto a proposito. “Proprio su questi aspetti il Kyoto Club vorrà dimostrare l’inadeguatezza di una scelta nuclearista per l’Italia”.
“Oggi infatti sono pronte una pluralità di soluzioni tecnologiche alternative alla costruzioni di nuove centrali nucleari, e nel corso delle prossime settimane informeremo i cittadini, le imprese e i decisori pubblici su come sfruttare la ‘risorsa efficienza energetica’ attingendo da tantissimi potenziali serbatoi o riserve ancora pressoché inesplorati che, insieme, potrebbero consentire in circa 5-6 anni (meno della metà del tempo necessario per la costruzione un reattore) di evitare la generazione di decine di miliardi di chilowattora”.

Torniamo al primo dei dieci punti, ovvero l’illuminazione pubblica. Si è stimato che l’illuminazione pubblica italiana ha un consumo elettrico di circa 6,5 TWh all’anno. Un normale lampione stradale spreca energia elettrica perché è generalmente costituito da tecnologie obsolete, non sfruttando gli apparecchi ad alta efficienza, i sistemi di controllo e le armature più adeguate.

Il Kyoto Club propone di utilizzare, in alternativa, lampioni a LED; ciò determinerebbe una riduzione dei consumi fino al 70% rispetto ai lampioni tradizionali.
I LED ormai sono una tecnologia matura, di notevole affidabilità nel tempo, con una durata commerciale dieci volte superiore a quella dei lampioni convenzionali. Questa tecnologia lavora a bassa tensione e, producendo un flusso luminoso unidirezionale, elimina automaticamente l’inquinamento luminoso, riducendo di conseguenza i consumi, le emissioni inquinanti associate e la potenza impegnata.

L’associazione porta anche un esempio concreto di questo utilizzo.
Il piccolo comune di Torraca, 1200 abitanti in provincia di Salerno, ha sostituito nel 2007 tutti i lampioni del Comune con lampioni a LED. Nei primi 6 mesi di funzionamento della nuova rete di illuminazione pubblica, nonostante i lampioni siano addirittura aumentati, il contatore ha registrato una riduzione del consumo di oltre 115.000 kWh corrispondenti a un risparmio di oltre 20 mila euro, con una potenza impegnata che è passata da 42 a 17 kW.

Secondo il Kyoto Club, se lo Stato e le Regioni promuovessero un piano nazionale di cinque anni che completasse la conversione di tutte le reti di illuminazione pubblica con lampioni a LED si otterrebbero i seguenti vantaggi:

1. Un risparmio di energia elettrica di circa 4 miliardi di kWh corrispondente allo spegnimento o non accensione di una centrale nucleare di piccola taglia pari ad una potenza di circa 570 MW, cioè grande più del doppio della ex centrale di Trino Vercellese;
2. Generazione di risparmio sulle spese correnti e nuove risorse a disposizione delle Amministrazioni locali da re-investire in altre interventi di efficienza e di riduzione dei consumi energetici;
3. Lo sviluppo e potenziamento di un’industria italiana (ad esempio, i lampioni di Torraca impiegano LED di produzione americana ma l’armatura, l’elettronica e il brevetto sono italiani);
4. La creazione di posti di lavoro diretti e dell’indotto per circa 3.500 addetti.

Ora si aspettano gli altri nove punti del decalogo alternativo al nucleare