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Aniem: bene la riduzione e qualificazione delle stazioni appaltanti e le gare al 100%

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Ad una valutazione complessiva assolutamente positiva, che Aniem si augura di poter confermare dopo il vaglio alla Camera, si accompagnano alcuni rilievi meritevoli di una rivisitazione


Sono molteplici gli aspetti positivi contenuti nella legge delega sugli appalti approvata in Senato: il divieto di introdurre livelli di regolazione superiori a quelli fissati dalle direttive, l’impegno alla riduzione ed alla qualificazione delle stazioni appaltanti, la previsione degli albi dei commissari, l’obbligo per le concessionarie di mettere in gara la totalità dei lavori, la stretta sulle varianti, la scelta di limitare il massimo ribasso come metodo di gara, la limitazione delle deroghe alla legge ordinaria solo in caso di calamità naturali”. Lo dichiara Federico Ruta, direttore generale di Aniem, l’Associazione nazionale delle piccole e medie imprese edili manifatturiere aderente a Confimi Industria.

Bene la riduzione a 200 delle stazioni appaltanti nei termini di costruzione di un sistema più qualificato e strutturato per la gestione di appalti che richiedono competenze professionali e garanzia gestionale. - Commenta Ruta - La diminuzione va nella giusta direzione di razionalizzazione della spesa e di un più stringente controllo contro fenomeni di condizionamento da parte della criminalità organizzata”.

Un parere positivo viene espresso anche sull’emendamento in tema di concessioni che impone l’obbligo di gara al 100%, liberando, quindi, alla competitività un’importante parte del mercato: è un intervento che va nella direzione di restringere l’in-house recependo le indicazioni provenienti anche dall’Europa”, prosegue Federico Ruta.

Passi in avanti riguardano infine il delicato tema della revisione del sistema di qualificazione delle imprese dove si rimanda ad una determinazione dell’Anac ed a criteri reputazionali che finalmente valorizzano aspetti quali il rispetto dei tempi e dei costi contrattuali, la gestione dei contenziosi, la decadenza in caso di fallimento, la sospensione in caso di concordato. “Su questo tema, - aggiunge Ruta - tuttavia, avremmo voluto un intervento più complessivo e strategico che ci avvicinasse al mercato internazionale andando incontro ad un sistema di qualificazione più dinamico e rapportato alle opere appaltate, scelta peraltro in linea con la riduzione delle stazioni appaltanti. Non dobbiamo aver paura di sperimentare strade nuove che sono già da tempo ampiamente utilizzate in altri Paesi. Rischiamo di perdere di vista l’obiettivo: realizzare la migliore opera possibile ai prezzi più vantaggiosi. Per questo occorre una capacità di valutare tutti gli aspetti dell’offerta: curricula professionali, specializzazioni, attrezzature, esperienze pregresse. Non può essere un attestato a condensare queste valutazioni. Sono diversi anni - prosegue Ruta - che Aniem chiede l’introduzione di un sistema teso ad una maggiore responsabilizzazione della committenza pubblica, che sembra trovare ampio favore nella misura introdotta nella delega con l’attribuzione di più stringenti poteri nella fase esecutiva e nella predisposizione a monte di progetti”.

Ad una valutazione complessiva assolutamente positiva, che Aniem si augura di poter confermare dopo il vaglio alla Camera, si accompagnano alcuni rilievi meritevoli di una rivisitazione. “La limitazione per i Comuni non capoluogo ad appaltare lavori sopra i 100.000 euro, espressa attraverso il vincolo all’aggregazione, appare eccessivamente restrittiva. Continuiamo a ritenere che debba essere salvaguardato quel livello di appalti territoriale, tecnologicamente non complesso, che può anche avere una rilevanza economica più significativa, almeno fino a 500.000 Euro”.

Resta comunque un impianto normativo assolutamente condivisibile - conclude Ruta - che potrà essere il fondamento per la stesura di un Codice Appalti certamente più funzionale, moderno e garantista su una corretta esecuzione delle opere”.