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Case green: sicuri che la direttiva europea sia un disastro?

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Case green: sicuri che la direttiva europea sia un disastro?
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La nuova direttiva europea sulle case green è stata al centro del dibattito nel convegno sulla riqualificazione edilizia organizzato da FIRE e GBC Italia

La nuova direttiva europea sulle case green, che obbliga a dotarsi di immobili più efficienti entro il 2030, ha scosso le fondamenta del nostro settore. Oggi vi facciamo sentire una voce fuori dal coro.

Molti sono gli spunti emersi (che verranno integrati e presentati agli stakeholder istituzionali) durante il convegno “Strumenti di supporto per la riqualificazione edilizia: come renderli più efficaci”, organizzato da FIRE e GBC Italia in qualità di associati al Coordinamento FREE. In particolare, è emersa la necessità di diversificare l’entità dell’incentivo per premiare le tecnologie che più possono contribuire a fare un salto di qualità importante in termini di emissioni e consumi di energia. Altri spunti riguardano l’importanza di garantire alle politiche un orizzonte di medio-lungo periodo per consentire alla filiera di strutturarsi e per ridurre i costi, di promuovere la misura dei risparmi energetici conseguiti, di estendere la banca dati SIAPE sugli attestati di prestazione energetica a tutti gli immobili, di mantenere cessione del credito e sconto in fattura, superandone le criticità, e l’utilizzo di contratti EPC attraverso le ESCO.

“Dell’efficienza energetica si è sempre parlato poco e oggi, con la discussione sulla nuova direttiva, se ne parla male e a sproposito - afferma Livio de Santoli, Presidente del Coordinamento FREE -. Detto che è necessario 'aggredire' il settore edilizio sul fronte della decarbonizzazione, visto che è responsabile d’oltre il 30% delle emissioni climalteranti, per quanto riguarda l’Italia sarà necessario che 20 milioni d’alloggi arrivino alla classe E. Si tratta di un risparmio energetico del 20%, con un costo complessivo di circa 30 miliardi l’anno per sette anni. Uno sproposito? No, la cifra è allineata con quella degli altri paesi europei. E sarà un ulteriore volano per le imprese”.

Perché è sbagliato opporsi alla direttiva?

Nello specifico, sul tema Direttiva efficienza energetica è emerso che questa netta opposizione del Governo nei confronti della Direttiva Europea sull’efficienza energetica nell’edilizia non porta a risultati positivi, né dal punto di vista dell’efficacia dei finanziamenti pubblici, né sull’importanza dei risultati che porterebbero anche ad una diminuzione della bolletta energetica. Considerato che questo risparmio vale 10-12 miliardi di euro ogni anno a fronte di investimenti dell’ordine di 30-40 miliardi di euro all’anno distribuiti nei prossimi sette anni da qui al 2030, con vantaggi in termini fiscali e di sviluppo industriale di un intero settore. In tale contesto, non si capisce su quali elementi si fonda questa opposizione. Invece, sviluppando adeguati meccanismi finanziari per rendere l’efficienza energetica più attraente per l’intera filiera si può costruire una linea di sviluppo industriale nazionale, inserita in una strategia energetica pluriennale, con strumenti strutturali migliorati sulla base delle esperienze di questi anni. Il processo non può essere bloccato, ma invece rilanciato. L’attuale struttura del superbonus dovrebbe essere rivista proprio in funzione degli obiettivi posti dalla nuova Direttiva sull’efficienza energetica.

La mattinata ha visto alternarsi al tavolo dei relatori Domenico Prisinzano di ENEA, che ha illustrato i dati del Report 2022 sulle detrazioni fiscali e Andrea Toma di Censis, che ha tracciato i principali impatti che ha avuto il superbonus in termini economici, fiscali, occupazionali, nonché di efficienza energetica e sostenibilità. In particolare, secondo il CENSIS il costo per lo Stato non corrisponde all’ammontare delle detrazioni, pari a circa 69 miliardi di euro a fine dicembre 2022, ma a un 30% circa, grazie agli effetti economici diretti ed indiretti sul gettito per lo Stato.

Marco Mari, Presidente di Green Building Council Italia afferma: “Secondo i dati dell’ONU il settore delle costruzioni (e le relative filiere edilizia e immobiliare) non è soltanto il più grande in termini economici, ma anche in termini di utilizzo di risorse e impatti sull’ambiente. Oggi non possiamo più porci la domanda del se fare qualcosa per questo settore, ma è il come fare l’imperativo. In tal senso la rigenerazione di un edificio o di un insediamento urbano mediante l’applicazione di strumenti come i protocolli energetico-ambientali diventa il metodo per integrare tutti gli aspetti prestazionali, compresi quelli energetici. Sulla base di tali strumenti è impellente mettere in campo un nuovo patto per lo sviluppo sostenibile per edilizia e immobiliare tra istituzioni e rappresentanti del settore. L’Italia presenta già ottime opportunità, è arrivato il momento del fare”.

Importanti proposte sono emerse dalla tavola rotonda a cui hanno preso parte Carlo De Masi di Adiconsum, Filippo Busato di Aicarr, Dario Di Santo di FIRE, Marco Mari di GBC Italia, Fabio Roggiolani di GIGA, Francesco Ferrante di Kyoto Club, Mauro Donnini di ASSISTAL, Vittorio Cossarini di Assoesco e Annalisa Paniz di AIEL.

Ha chiuso i lavori convegnistici Dario Di Santo, direttore FIRE, sottolineando che “spingere sull’efficienza energetica significa rafforzare l’economia, aumentare la sicurezza, ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e migliorare l’ambiente. E si può fare in linea con gli obiettivi comunitari. Per questo motivo riteniamo essenziale che venga varato un programma di medio-lungo periodo di supporto agli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, idealmente esteso fino al 2030. Riteniamo possibile modificare il pacchetto di detrazioni, riducendone l’esborso specifico agendo sulle aliquote e sugli interventi incentivati, accompagnandolo con un fondo per mutui a tasso agevolato e con incentivi alle imprese della filiera mirati a facilitare l’industrializzazione della stessa. Per garantire la disponibilità all’investimento delle famiglie è inoltre importante confermare cessione del credito e sconti in fattura”.