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Codice Appalti: che ne sarà della qualità delle opere?

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Codice Appalti: che ne sarà della qualità delle opere?
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Secondo Francesco Miceli, presidente del Cnappc, con il nuovo Codice Appalti “si preclude la possibilità di realizzare opere pubbliche di qualità”. Ecco perché

Sulla riforma del Codice Appalti arriva la dura presa di posizione del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, secondo cui sono a rischio il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr e la qualità delle opere.

Secondo il presidente, Francesco Miceli, “il nuovo Codice dei contratti non è in grado di consentire il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr. Sottovalutando il concorso di progettazione e compiendo, in questo modo, un passo indietro rispetto alla normativa precedente, si preclude la possibilità di realizzare opere pubbliche di qualità. Le criticità, sollevate dal mondo delle professioni tecniche, riguardo a pianificazione, programmazione e progettazione ci allontanano dal raggiungimento degli obiettivi posti dall’Europa. Rispetto, poi, al suo impianto generale stride la mancata coerenza tra i principi espressi nella prima parte del Codice (sicuramente condivisibili) ed i contenuti degli articoli successivi”.

“Forte elemento di criticità - prosegue Miceli - è rappresentato poi, dalla possibilità di un utilizzo estensivo dell’appalto integrato, il cui ricorso andrebbe indicato esclusivamente per progetti in cui sia prevalente l’aspetto tecnologico, dove, sul fronte dell’innovazione, il contributo dell’impresa può essere utile, altrimenti, sacrificando la progettazione, si sacrifica la qualità dell’opera. Eppure bastava far riferimento alle passate esperienze per verificare come l’appalto integrato abbia prodotto, nella gran parte dei casi, enormi conteziosi tra imprese e stazioni appaltanti, opere incompiute e risultati del tutto deludenti”.

“È mancato l’ascolto dei professionisti”

“E’ chiaro - conclude il Presidente degli Architetti PPC - che questo nuovo Codice risente del mancato recepimento di proposte avanzate dai professionisti che quotidianamente operano sul campo. Ascoltarli avrebbe sicuramente suggerito, tra l’altro, che i risultati non si misurano solo sulla quantità, ma sulla qualità delle opere pubbliche: purtroppo, non sarà così”.

 

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