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Codice appalti: cosa va e cosa non va. Parla la Rpt

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Codice appalti: cosa va e cosa non va. Parla la Rpt
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In generale, i professionisti tecnici vedono di buon grado il nuovo Codice Appalti ma hanno individuato delle criticità che vanno assolutamente corrette

Oggi vi proponiamo un altro autorevole parere riguardo al nuovo Codice Appalti. È quello della Rete delle Professioni Tecniche, che davanti all’ottava Commissione Ambiente del Senato ha messo in luce sia i punti a favore del testo, sia quelli a sfavore.

In generale, la Rpt vede di buon grado la redazione del nuovo Codice, ma ha individuato delle criticità che vanno assolutamente corrette. Tra gli aspetti positivi del testo, la RPT ha particolarmente apprezzato l’apertura al mercato e l’obbligo del conseguimento del risultato nella realizzazione delle opere. Ha giudicato positivamente, inoltre, lo sforzo di elaborare un testo che andasse nella direzione della semplificazione e della sinteticità.

Detto questo, la RPT ritiene che sia opportuno che prima dell’entrata in vigore si possa valutare un periodo di sperimentazione, al fine di correggere le eventuali imperfezioni, e soprattutto che, una volta entrato in vigore il Codice, esso resti stabile per un periodo sufficientemente lungo, in modo tale da consentire la messa a regime dell’intero sistema.

Tutte le criticità del nuovo Codice Appalti

Passando alle criticità, come già segnalato in occasione dell’audizione alla Camera di ieri, il tema principale è la centralità del progetto, che viene messa in seria discussione in questo nuovo testo. Tre sono i punti che, a parere della RPT, rappresentano delle “picconate”. Intanto l’indeterminazione nell’applicazione dell’appalto integrato, il cui utilizzo rischia di diventare illimitato e indiscriminato. Ad esso, invece, bisognerebbe ricorrere soltanto nei casi di opere di particolare complessità e ad alto contenuto tecnologico. La seconda questione è quella relativa ai parametri per la determinazione degli importi da mettere a gara per i servizi di ingegneria e architettura. In questo caso, il riferimento ai parametri deve essere più stringente e improntato all’applicazione del principio dell’equo compenso. In caso contrario, se non si lega la progettazione al giusto compenso per il professionista, viene messa a rischio la qualità del progetto. L’ultimo punto è quello relativo al trasferimento all’interno della P.A. dell’attività di progettazione, tendenza che andrebbe limitata, perché ormai elaborare un buon progetto richiede competenze multidisciplinari, non sempre presenti all'interno delle stazioni appaltanti.

Tra gli altri aspetti critici richiamati dalla RPT c’è quello relativo ai requisiti troppo stringenti per la partecipazione alle gare, come ad esempio la presa in considerazione del fatturato dell’ultimo anno, che rischiano di mettere fuori mercato un alto numero di liberi professionisti. Manca, inoltre, un chiaro riferimento al subappalto dei servizi di ingegneria e architettura, che rischia di trasformare il libero professionista in un 'dipendente' delle grandi società. Infine, la RPT ha segnalato l’assenza di una procedura concorsuale a garanzia della qualità del progetto. Nello specifico la Rete ha proposto un concorso da realizzare in due fasi, quella dell’idea e quella del progetto.

 

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