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Coronavirus e Chiudi Italia: cosa succede per gli studi professionali?

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Coronavirus e Chiudi Italia: cosa succede per gli studi professionali?
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Leggiamo il commento di Confprofessioni sul Dpcm del 22 marzo 2020, che ha decretato nuove misure urgenti per il contenimento del contagio sull’intero territorio

Sono giorni di decisioni difficili e dolorose. Il decreto ribattezzato Chiudi Italia ha dato un’ulteriore e decisa stretta alle attività lavorative, con l’obiettivo di fermare la propagazione del Coronavirus. Ma come si devono comportare gli studi professionali?

“Continueranno a operare per garantire ai cittadini assistenza sanitaria e assicurare ai contribuenti e alle imprese l’espletamento degli adempimenti tributari, contributivi e previdenziali, durante questa drammatica emergenza epidemiologica da Covid 19 - spiega Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni -. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha accolto la nostra richiesta di dare continuità al lavoro di migliaia di professionisti che, con grande senso di responsabilità collettiva, anche nelle prossime settimane saranno impegnati in attività essenziali per la salute dei cittadini e per l’economia del nostro Paese”.

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“Per dare maggior efficacia al provvedimento, abbiamo segnalato al Governo una serie di interventi per alleggerire gli adempimenti di natura economica che coinvolgono il lavoro di alcune categorie professionisti (commercialisti e consulenti del lavoro) e snellire le procedure previste dai decreti governativi, per esempio, in materia di ammortizzatori sociali, in modo da garantire a tutta la platea di lavoratori coinvolti di disporre nel più breve tempo possibile la liquidità necessaria”, aggiunge Stella.

“Abbiamo inoltre chiesto al presidente Conte e al ministro Gualtieri una moratoria per tutti gli obblighi, le scadenze, gli adempimenti previsti dalle normative fiscali, contributive e previdenziali, fino al termine dell’emergenza epidemiologica, per tutto il sistema produttivo e per evitare conseguenze negative per i professionisti e per gli studi professionali che assistono le imprese e i loro lavoratori”.

“Da parte nostra intensificheremo ulteriormente gli sforzi per tutelare anzitutto la salute e la sicurezza dei professionisti e dei loro dipendenti e collaboratori”, conclude Stella, annunciando un codice di autodisciplina che possa conciliare la continuità delle attività professionali essenziali con la necessità di ridurre gli spostamenti (dal proprio domicilio allo studio e viceversa) e limitare al massimo la diffusione del contagio.