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Decreto Ristori bis: dove sono i professionisti?

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Decreto Ristori bis: dove sono i professionisti?
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La pandemia colpisce ancora la vita dei liberi professionisti ingegneri e architetti. Ma questi non trovano spazio nel Decreto Ristori bis. La denuncia di Inarsind

Siamo nel pieno della seconda ondata di contagi da Coronavirus. La pandemia ha pesantemente colpito l’economia del nostro Paese, affossando alcuni settori e danneggiandone altri. Ma non tutti sono stati adeguatamente sostenuti dal Governo.

“Il drammatico ritorno dello tsunami Covid colpisce nuovamente la vitaprofessionale deiliberi professionisti ingegneri e architetti”, denuncia con forza Inarsind, l’associazione sindacale che li rappresenta, e che spiega che, allo stato attuale, non solo nelle Regioni rosse, ma anche a macchia di leopardo in molti altri territori della Penisola, la situazione è questa: “progettazioni in frenata o bloccate, attività di direzione lavori fortemente rallentate per sopralluoghi rinviati, collaudi in corso d’opera interrotti, vigilanza edilizia rinviata a data da destinarsi, accessi agli atti sospesi, consulenze rimandate o addirittura annullate”.

Che fare allora? Puntare sul sostegnoche il Governo sembra garantire alle categorie appesantite dagli adempimenti delle misure anticovid come dovrebbe essere normale? “Impossibile - spiega direttamente il presidente di Inarsind, Roberto Rezzola - visto che nei vari decreti Cura Italia, Rilancio, Semplificazioni, Ristori i professionisti sono stati per lo più dimenticati, ed è un fatto gravissimo, considerato che, pur essendo tra le categorie duramente colpite dall’eccezionalità degli adempimenti, i liberi professionisti non hanno smesso di prestare la loro opera a supporto della società civile. Eppure, anche l’ultimo decreto ci lascia fuori e questo è intollerabile oltre che ingiusto”. Non solo: “Le recentissime ulteriori, e ovviamente necessarie, misure restrittive poste in essere dal Governo - insiste Rezzola - e quelle che si aggiungeranno forse presto, porteranno ad aggravare le fosche previsioni per il 2020 che avevamo rilevato in Lombardia alla fine del primo lock down”.

La difficile situazione degli studi professionali italiani

Di conseguenza, “con le attività ferme - approfondisce il presidente Inarsind - ci saranno gravi ripercussioni sui flussi di cassa, sulla liquidità e, di conseguenza, oltre che sulle attività e sugli investimenti programmati per i prossimi mesi, sulla stessa possibilità immediata di corrispondere gli emolumenti ai dipendenti ed ai collaboratori e nel panorama occupazionale se è pur vera la parcellizzazione degli studi professionali è altrettanto vera l’amplificazione delle ripercussioni sull’indotto”.

Inarsind vuole altresì evidenziare che nella cruda realtà la gran parte dei titolari di studio professionali hanno di fatto svolto il ruolo di ammortizzatore sociale non avendo ricevuto alcun ristoro/contributo/agevolazione e avendo per contro favorito che ai collaboratori esterni indipendenti fossero erogati i famosi 600,00 € del reddito di emergenza. Non solo questo fardello peserà sui flussi di cassa, ma anche la strutturale riduzione del fatturato, che nei bilanci professionali si attesta sui 4/6 mesi, porterà un aggravamento del sistema economico di queste categorie a fine 2020.

Allo stesso tempo la clientela non ha sospeso la maggior parte delle richieste di supporto consulenziale, purtroppo spesso gratuito, con il quale il professionista supplisce all’intricata interpretazione delle disposizioni messe in campo frettolosamente dal Governo con i famigerati Bonus. Le comprensibili ansie dei cittadini per non perdere le interessanti opportunità concesse con i vari Superbonus 110%, Ecobonus, Sismabonus e via dicendo vanno 'rasserenate' e risolte dai frontoffice degli studi dei liberi professionisti, a discapito dei lavori e degli incarichi anche in corso, aggravando una situazione lavorativa già compromessa da anni di crisi economica.

“Riscontriamo quindi con grande amarezza - conclude Inarsind - che le problematiche dei liberi professionisti non sono state prese in considerazione e auspichiamo che sia stato soltanto perché c’erano settori per i quali era necessario procedere in modo immediato ed urgente, come quello sanitario, per cui rinnoviamo quindi con forza e decisione le nostre richieste al Governo, con l’auspicio appena possibile venga finalmente posta la dovuta attenzione ad una comparto professionale di così grande rilevanza sociale, essendoci demandato il rapporto di intermediazione fra società civile ed istituzioni, oltre al ruolo che spesso è di tutela della sicurezza e dei territori”.

 

Allerta Covid-19

Inutile nasconderlo. Il Covid-19 è tornato a far paura. Lo testimonia l’esplosione dei numeri relativi ai nuovi contagi. E la nostra conoscenza di questo virus è ancora troppo limitata per sapere con precisione cosa succederà nei prossimi mesi.

Certamente verranno emanate altre misure restrittive, nella speranza di non dover ricorrere a un nuovo lockdown. Uno scenario che tutti vorremmo evitare ma che, ad oggi, non è possibile escludere.

Come comportarsi in un contesto del genere? La scelta migliore è quella di farsi trovare pronti ad ogni evenienza, riorganizzando la nostra vita e le nostre abitudini sociali e lavorative.

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