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Dl Semplificazioni: secondo gli impiantisti non funzionerà

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Dl Semplificazioni: secondo gli impiantisti non funzionerà
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Assistal: “Il tessuto produttivo italiano è per lo più composto da Piccole e Medie Imprese, le quali si troveranno dinanzi ad un eccezionale restrizione del mercato”

Un’altra voce si unisce al coro di “no” piovuto addosso al Dl Semplificazioni. È quella di Assistal, Associazione Nazionale Impiantistica Industriale, ESCo e Facility Management.

“Come ricordato dal Presidente dell’Anac Francesco Merloni - ha affermato il presidente Angelo Carlini -, il sistema non funzionerà meglio togliendo le regole. Assistal è, da sempre, contraria alle logiche della procedura negoziata, poiché accentua quei fenomeni distorsivi che possono derivare dalla discrezionalità della stazione appaltante”.

“Tuttavia, per rispondere alle esigenze del mercato, come accade tuttora, per importi molto ridotti, tale istituto può rappresentare un vantaggio in termini di velocità dei procedimenti e di opportunità per le PMI; al contrario, un innalzamento della soglia secondo i parametri comunitari, vale a dire più di 5 milioni di euro, è una scelta incomprensibile e controproducente. Non è difficile immaginare quali potrebbero essere gli esiti di trattative dirette su appalti di cifre così elevate”.

“Inoltre, come risaputo, il tessuto produttivo italiano è per lo più composto da Piccole e Medie Imprese, le quali si troveranno dinanzi ad un eccezionale restrizione del mercato, in quanto le stazioni appaltanti tenderanno ad accorpare gli oggetti degli appalti riducendo enormemente le chance di lavoro”.

Qual è l’auspicio di Assistal?

“Quello che auspichiamo, invece - ha concluso Carlini -, è una rivisitazione del principio di rotazione attraverso l’introduzione di limiti numerici per gli operatori partecipanti e la riproposizione del sopralluogo, al fine di evitare che ad appalti con importi di moderata entità possano rispondere un numero eccessivo di imprese, alcune delle quali geograficamente lontane dal luogo dell’appalto. Questo meccanismo finisce per provocare effetti negativi che rispondono esclusivamente a logiche di competitività, quali, ad esempio, la mancata applicazione dell’istituto della trasferta, espressamente previsto dal nostro CCNL”.