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Gli Architetti chiedono al Governo di approvare urgentemente la riforma delle professioni

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Questa situazione di insicurezza normativa rappresenta un danno per gli architetti italiani, che non hanno più certezze sulle regole che riguardano lo svolgimento quotidiano della loro professione


"Ora che è stata finalmente chiusa la diatriba accademica sul "valore legale" del titolo di studio, facendo definitivamente chiarezza sul rapporto tra laurea e libere professioni, chiediamo al Governo di portare in Consiglio dei Ministri e di approvare il Dpr sulle professioni regolamentate, considerati anche i tempi ormai strettissimi per l'avvicinarsi della "scadenza tagliola" del 12 di agosto" e quelli relativi all'iter di firma da parte del Capo dello Stato.

La Riforma delle Professioni è a tutti gli effetti a metà del guado, in parte approvata e cogente, in parte ancora da approvare: questa situazione di insicurezza normativa rappresenta un danno per gli architetti italiani, già duramente colpiti dalla crisi, che da luglio 2011, come gli altri professionisti, non hanno più certezze sulle regole che riguardano lo svolgimento quotidiano della loro professione".

Lo sottolinea il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori anche a commento  dei  risultati della "Consultazione pubblica sul valore legale dei titoli di studio", voluta dal Governo, che ha confermato come gli italiani considerino indispensabile una laurea certificata per svolgere le attività professionali che riguardano la sicurezza e la salute dei cittadini.

"Confermiamo al Governo e al Parlamento - conclude il Consiglio Nazionale - la più completa disponibilità a partecipare al progetto per una università migliore, dove il merito sia riconosciuto e certificato, nella quale lo Stato verifichi e promuova una maggior qualità disciplinare e scientifica su tutto il territorio nazionale.

Ad una università migliore devono anche corrispondere sostegni e opportunità per gli studenti economicamente più svantaggiati e, più in generale, create le condizioni perché l'Italia raggiunga gli standard e il numero di laureati degli altri grandi Paesi europei".