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Il problema dei criteri ambientali minimi per gli appalti

Ecologia e tutela ambientale di
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Le pubbliche amministrazioni devono scegliere di acquistare beni e servizi tenendo conto del loro impatto ambientale e sociale nelle fasi di produzione, utilizzo e smaltimento

Partecipare ad una gara d’appalto pubblico è quasi impossibile per una piccola impresa: a bloccare l’accesso sono i criteri ambientali minimi, requisiti imposti da decreti del Ministero dell’ambiente e inseriti nel nuovo Codice dei contratti pubblici per attuare il Piano nazionale sugli acquisti verdi della Pubblica amministrazione. In pratica, secondo le nuove norme, che recepiscono disposizioni europee del 2003, le pubbliche amministrazioni devono scegliere di acquistare beni e servizi tenendo conto del loro impatto ambientale e sociale nelle fasi di produzione, utilizzo e smaltimento. Le imprese che vogliono lavorare con il Sistema Pubblico devono quindi disporre di prodotti, servizi e organizzazioni che rispettino i criteri ambientali minimi stabiliti e conformarsi alle prescrizioni previste. Ma tutto ciò, come spesso accade in Italia, si è trasformato in una sorta di barriera di oneri burocratici pressoché invalicabile per i piccoli imprenditori. Con il risultato che l’accesso alle gare pubbliche è possibile soltanto ad una manciata di aziende. Una situazione insostenibile per settori come, ad esempio, quello delle costruzioni che soffre ancora pesantemente gli effetti della crisi.

Confartigianato è l’unica Organizzazione ad aver denunciato, da tempo e in ogni sede di confronto, i problemi degli imprenditori e l’urgenza di modificare i criteri ambientali minimi. Perché, se il principio di rispettare l’ambiente è sacrosanto, non si può trasformarlo in una strettoia di oneri burocratici che di fatto esclude le piccole imprese dal mercato degli appalti pubblici.

E ora, finalmente, la battaglia della Confederazione ha ottenuto la necessaria attenzione. Le segnalazioni di Confartigianato sono state recepite dall’Autorità Antitrust, che le ha ritenute fondate ed ha avviato un’istruttoria di approfondimento.

Insomma, Confartigianato ha colto nel segno. A questo primo risultato, se ne aggiunge un altro: la denuncia di Confartigianato ha convinto anche l’Autorità Nazionale Anticorruzione ad aprire un tavolo di confronto con le Organizzazioni d’impresa per analizzare tutti gli aspetti critici nell’applicazione dei criteri minimi ambientali e, in particolare, quelli che introducono clausole inique e sproporzionate per le imprese. Nella lettera che convoca le Associazioni per il prossimo 23 novembre, l’Anac riconosce la giustezza della denuncia di Confartigianato e annuncia l’impegno ad individuare soluzioni semplificate per garantire la partecipazione delle micro, piccole e medie imprese alle gare pubbliche, assicurando, al tempo stesso, il raggiungimento degli obiettivi del Piano d’azione nazionale per la sostenibilità ambientale degli acquisti della Pubblica amministrazione.