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Impiantistica sportiva: qual è la situazione in Italia?

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Impiantistica sportiva: qual è la situazione in Italia?
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Non c’è mai stato un periodo in cui l’Italia è stata così forte sul piano sportivo, prima in Europa. Eppure, sul fronte dell’impiantistica sportiva...

La Giornata Nazionale dell’Impiantistica Sportiva ha fornito l’occasione per accendere i riflettori su questo tema. Nel corso dell’evento organizzato dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri, è intervenuto anche il presidente del CONI, Giovanni Malagò.

“Non c’è mai stato un periodo in cui l’Italia è stata così forte sul piano sportivo. Da tre anni siamo i primi in Europa per distacco. Non mi risulta che ci sia un altro settore in cui l’Italia fa questi risultati. Il motivo è che siamo capaci, siamo organizzati, sia sul piano tecnico che manageriale. Grazie al CONI siamo impegnati in 371 discipline sportive, le facciamo tutte. Siamo unici al mondo in questo. Ma scontiamo un contrappasso. Non abbiamo vissuto mai un momento così drammatico sul piano dell’impiantistica sportiva. La situazione è davvero pietosa. Servirebbe un piano Marshall per il settore, coinvolgendo gente competente e risorse”. Così si è espresso Giovanni Malagò, Presidente del CONI, nel suo intervento di apertura dei lavori della “Giornata Nazionale dell’Impiantistica Sportiva”, organizzata dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri a Roma.

“La scelta delle risorse del PNRR da destinare allo sport è stata una clamorosa occasione persa - ha proseguito Malagò -. Ho avuto uno scontro duro col precedente Governo. Se destini lo 0,34% appena del PNRR allo sport accade che i fondi restano fermi perché le risorse sono troppo scarse per realizzare i singoli progetti. Sovente dalla politica arrivano giudizi tecnici da parte di persone che non sono competenti. E’ incredibile che dal 1956, se non c’è un grande evento, in Italia non si realizza una sola opera pubblica dedicata allo sport. Aggiungiamo che 6 scuole su 10 non hanno una palestra. All’estero si chiedono come facciamo ad ottenere certi risultati in queste condizioni”.

“Da tempo non si realizzano impianti sportivi in Italia - ha detto nel corso del suo intervento di saluto il Presidente del CNI Angelo Domenico Perrini - D’altra parte è accaduto che spesso i nuovi impianti restino in carico delle amministrazioni locali, con le conseguenti difficoltà di gestione. Al tempo stesso sono tanti i progetti che non arrivano alla cantierizzazione, soprattutto a causa delle pastoie burocratiche, strutture di cui le società sportive avrebbero un enorme bisogno”.

Massimiliano Atelli, Capo Gabinetto del Ministro dello Sport Andrea Abodi, si è espresso così: “Negli anni ’60 le strutture sportive erano immaginate ad utilizzo unico. Oggi le grandi strutture, anche sulla base di esperienze accumulate in altri paesi, hanno una vocazione multipla. Si parte dagli eventi sportivi per costruire attorno a loro un arcipelago di attività. Un modello completamente diverso, che però ha bisogno di essere ben ideato e strutturato. Discorso diverso quello dell’impiantistica di base. Essa solleva criticità a livello amministrativo, soprattutto per quanto riguarda il nodo delle concessioni. Serve un modello giuridico più chiaro”.

Nel corso della mattinata Francesco Romussi della Fondazione Milano Cortina 2026 si è soffermato sulle caratteristiche degli impianti del prossimo grande evento nazionale. Iacopo Mazzetti, da parte sua, si è soffermato sull’eredità che Milano Cortina lascerà alla società in termini di strutture ed esperienze. A proposito di eredità, questo ha detto, tra l’altro, Gian Paolo Montali, Direttore Generale della Ryder Cup 2023: “Legacy nel nostro caso significa il miglioramento della qualità del territorio. Questo evento ha cambiato la vita a un milione di persone. Tragitti che si percorrevano in un’ora ora vengono percorsi in appena 20 minuti. Grazie alla Ryder Cup si sono finalmente sbloccati i lavori sulla Tiburtina”.

Gianluca Calvosa di OpenEconomics ha approfondito il discorso relativo alle ricadute degli impianti sportivi. I nuovi stadi, in particolare, hanno un forte impatto economico, soprattutto nel settore dei servizi. In particolare, i 14 cantieri relativi agli stadi attualmente in essere valgono una spesa di circa 2,9 miliardi di euro complessivi, che sviluppano 4,8 miliardi di euro di Pil. Gli occupati sono pari a 10mila e i redditi aggiuntivi per le famiglie ammontano a 4,5 miliardi di euro. Benefici anche per il fisco con 2,1 miliardi di maggiori entrate.

I casi italiani di successo

I lavori della mattinata sono stati completati dall’analisi tecnica di alcuni casi di successo come il Palasport di Pesaro, presentato dall’architetto Antonio Vecchi, e lo Juventus Stadium. Il prof. Massimo Majowiecki si è soffermato sugli aspetti strutturali dell’impianto torinese. L’architetto di GAUarena, Gino Zavanella, ha raccontato la nascita e lo sviluppo del progetto dell’Allianz Arena. Francesco Gianello, dirigente del club bianconero, ha spiegato le problematiche legate alla gestione, anche economica, dell’impianto sportivo, considerando che rappresenta uno spazio attivo sette giorni su sette, in linea con le più avanzate tendenze internazionali. 

In chiusura Sandro Catta, Consigliere del CNI, ha sottolineato lo stretto legame tra lo sport e il mondo dell’ingegneria e di come molti settori di essa contribuiscano alla realizzazione degli impianti e delle infrastrutture. A partire da alcuni esempi esteri, poi, ha sottolineato la necessità della collaborazione tra società sportive e amministrazioni locali e nazionali per giungere alla rapida realizzazione di opere di interesse pubblico.