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Ponte di Genova: un modello per l’Italia che verrà?

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Ponte di Genova: un modello per l’Italia che verrà?
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Il Premier Conte ha rivendicato il “modello Genova” e il successo di un’immagine che, ha detto, “farà il giro del mondo” come l’avevano fatta le immagini della tragedia del 14 agosto 2018

Siamo il Paese dellelungaggini burocratiche e, di conseguenza, dei cantieri che durano decenni. Ma a volte ci sappiamo riscattare, rialzandoci dopo cadute fragorose. A Genova è bastato poco più di un anno di lavori per ricostruire il Ponte Morandi. Alla cerimonia per la collocazione dell’ultimo troncone ha partecipato anche il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Ascoltiamo le sue parole.

Come riporta l’agenzia di stampa Askanews, il premier ha rivendicato il “modello Genova” e il successo di un’immagine che, ha detto, “farà il giro del mondo” come l’avevano fatta le immagini della tragedia del 14 agosto 2018. “Siamo consapevoli - ha dichiarato - che oggi da Genova, dalla città della Lanterna, si irradia una nuova luce sull’Italia. Restituiamo un nuovo volto, con questa luce, all’Italia intera”.

Un modello Genova che, pur non entrando direttamente nella polemica politica con oppositori e alleati critici, Conte in qualche modo indica al Paese: “Fermarsi ad additare nemici - ha avvertito - è una distrazione, questa comunità ha saputo riprendere il cammino e dopo il buio può rivedere la luce ed è una luce che può dare speranza all’Italia intera”.

Il parallelo tra il Ponte di Genova e il Coronavirus

Conte non ha fatto riferimento all’emergenza Coronavirus, “la più grande sfida che affrontiamo dal dopoguerra a oggi”. Emergenza che lo ha portato a un nuovo giro nelle zone più colpite dall’epidemia: Lodi, Cremona, Piacenza. “Se lavoreremo in questo modo”, “prendendoci per mano”, “avremo una direzione”, ha ribadito.

“La mia presenza qui testimonia il fatto che lo Stato non ha mai abbandonato Genova”, ha sottolineato il capo del Governo, rivendicando anche l’azzardo compiuto, al tempo del primo Governo da lui presieduto, nell’indicare una data di fine lavori così ravvicinata: “Io ricordo -  ha raccontato -, quando ci fissammo questo limite temporale, i vostri sguardi erano molto preoccupati, ma l’importante era darsi una data, la più immediata possibile, perché fosse di incitamento a terminare quanto prima. Addirittura siamo nei tempi che ci eravamo ripromessi e tra poco torneremo anche per l’inaugurazione, perché questo progetto è pressoché completo”.

Conte non ha dimenticato vittime e responsabili, ancora da sanzionare, della tragedia del 2018: “Oggi suturiamo una ferita, ricongiungiamo una fondamentale arteria di comunicazione al centro di questa comunità, al centro di questa città, ma sappiamo che questa ferita non potrà essere completamente rimarginata, perché ci sono 43 vittime e noi non dimentichiamo il dolore di questa comunità, in particolare dei familiari”. E “siamo consapevoli - ha aggiunto - che i giudizi di responsabilità che nascono da quella tragedia non si sono ancora completati e devono completarsi”.