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Quale sarà il ruolo degli architetti nella sfida climatica?

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Il Consiglio degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori è stato protagonista di un ampio e approfondito intervento in occasione della COP25 in corso a Madrid

Ognuno, nel suo piccolo, può fare qualcosa per fermare i cambiamenti climatici. Ma ci sono persone e categorie di persone che possono fare di più. Si tratta, ad esempio, degli architetti, responsabili della progettazione di edifici e città. Quale sarà il loro ruolo?

Il Consiglio degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori è stato protagonista di un ampio e approfondito intervento in occasione della COP25 in corso a Madrid. Ha presentato i punti programmatici a favore di un Paese, come il nostro, con molte fragilità, dal dissesto idrogeologico al rischio sismico, cui si aggiunge il cambiamento climatico. Andiamo a scoprirli:

- sensibilizzare la filiera dell’edilizia per individuare le nuove competenze necessarie ai professionisti perché siano in grado di strutturare, su un presupposto di sostenibilità, i progetti di architettura, di urbanistica e di paesaggio;

- costituire una task force che diventi un interlocutore essenziale per le azioni future del Governo;

- puntare ad essere interlocutori chiave per far sì che città ed infrastrutture siano pensate in accordo con gli obiettivi internazionali, in particolare tenendo in considerazione l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e la Roadmap Europea al 2050;

- sollecitare l’aggiornamento e l’approvazione del PNACC, Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici;

- costruire un database open source su materiali, tecnologie, soluzioni di dettaglio e innovazioni a disposizione della professione e alimentato dallo scambio con il mondo delle imprese.

Le parole del presidente Cappochin

“Il mestiere e le competenze dell’architetto - sottolinea il Presidente Giuseppe Cappochin - saranno fondamentali per affrontare le sfide del futuro. Il mondo costruito, lungo l’intera filiera, è responsabile per quasi il 40% delle emissioni di gas che alterano il clima, delle quali il 28% deriva dalla fase di utilizzo e l’11% dalla costruzione. A questi temi si aggiungono quelli del recupero di un immenso patrimonio edilizio e dell’azzeramento del consumo di suolo”.

“Sono necessarie nuove azioni da parte della politica e una nuova etica nei confronti dell’ambiente. Gli architetti italiani sono pronti a mettere in atto un’azione per accompagnare il necessario cambiamento culturale e traghettare la professione verso nuove competenze”.

In merito poi alla produzione di energia da fonte rinnovabile, Cappochin ha ricordato che “l’Italia soffre di una strutturale dipendenza dalle importazioni, a dispetto di un grande potenziale di produzione diversificata: il 77% dell’energia sul totale dei consumi viene importata, contro una media europea del 55%”.

La proposta degli architetti italiani è quella di realizzare una grande alleanza per il clima, attraverso l’impegno prezioso di tanti architetti e altri professionisti che lavorano nel mondo, costruendo così una vera rete di informazioni e competenze basata su un nuovo rapporto tra architettura, natura e clima. Solo un approccio integrato può consentire, infatti, un reale sviluppo sostenibile.