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Riforma della professione di architetto: l’Inu dice la sua

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Riforma della professione di architetto: l’Inu dice la sua
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Tra i punti più discussi vi è la sostanziale eliminazione della figura del pianificatore che, assieme a quelle del paesaggista e del conservatore, confluirà nell’unica generale dell’architetto

Sta facendo discutere la bozza di riforma della professione di architetto predisposta dal Cnappc, il Consiglio Nazionale degli Architetti. Leggiamo la posizione dell’Inu, Istituto Nazionale di Urbanistica.

“La bozza sottoposta ai Consigli provinciali degli OAPPC il 3 marzo 2020 ha suscitato fin dalla sua apparizione una serie di reazioni preoccupate anche negli ambienti ordinistici a cui l’INU ha dato immediato risalto, diffondendo le valutazioni di quanti mettevano in evidenza punti rilevanti del documento che segnalano un preoccupante arretramento rispetto alle acquisizioni di decenni di dibattito scientifico e di iniziativa istituzionale”. Comincia così il documento dell’Istituto Nazionale di Urbanistica. Tra i punti che hanno suscitato l’attenzione e aperto il dibattito vi è la sostanziale eliminazione della figura del pianificatore, che, assieme a quelle del paesaggista e del conservatore, confluirà nell’unica generale dell’architetto.

L’INU nel documento ricorda il senso delle prese di posizione delle associazioni culturali e scientifiche del mondo dell’urbanistica e del settore accademico, che ha evidenziato come “la formazione e la ricerca universitaria hanno ormai configurato un profilo professionale di urbanista che è riconosciuto a livello internazionale, e che risponde ad una precisa domanda sociale per quanto riguarda il governo del territorio e il conseguimento di obiettivi di promozione sociale e sostenibilità ambientale ampiamente condivisi”, mentre  associazioni a tutela dell’esercizio della professione di urbanista e pianificatore, a cui si è aggiunta l’associazione dei paesaggisti, “hanno denunciato l’assenza di un loro riconoscimento ed inquadramento nella proposta di riforma, che non si fa carico, peraltro, del futuro di quanti già esercitano un’attività professionale in questi campi”.

Sulla scorta di questo dibattito, l’INU “non può che difendere la formazione e la pratica dell’urbanistica, sostenendo le associazioni scientifiche e professionali che promuovono la sua conoscenza e il suo esercizio, e fornendo il suo contributo di esperienza e di elaborazione alla discussione che si confida verrà promossa al più presto dal CNAPPC in vista dell’emendamento e della condivisione del progetto di riforma della professione dell’Architetto da parte di tutti i soggetti interessati. Fa appello infine a tutte queste forze a cooperare perché le indubbie difficoltà che ciascuna di esse sta vivendo in questo periodo di crisi gravissima possano essere affrontate con la consapevolezza che l’urbanistica e la pianificazione territoriale potranno rivelarsi nuovamente indispensabili nella lunga e faticosa ricostruzione che ci attende dopo la fine dell’emergenza sanitaria”.

Il commento di Inu Giovani alla bozza di riforma

Anche il laboratorio di giovani urbanisti “Inu Giovani”, costituito a febbraio scorso, ha elaborato un proprio documento sulla bozza di riforma. Vi si legge in un passaggio: “Un effetto non dichiarato della proposta di riforma sarà la soppressione dei corsi di laurea triennali e magistrali in urbanistica e pianificazione territoriale, paesaggistica e ambientale (L-21 e LM-48), vanificando tutti gli sforzi finora compiuti dal mondo universitario per formare nuove figure professionali necessarie e utili ad affrontare le sfide poste da un mondo in costante cambiamento”.

“Vogliamo rivolgere una domanda ai membri del Consiglio Nazionale e a tutti i Consiglieri provinciali: una volta laureati, quale sarà il futuro lavorativo per questi ragazzi? Non sono architetti e quindi non potranno iscriversi all’Ordine, ma sono Pianificatori e formati e qualificati molti più di altre figure professionali ad elaborare e firmare strumenti per il governo del territorio. Noi siamo convinti che all’interno dei 105 Ordini provinciali la discussione debba essere ancora più aperta: questo documento, così com’è stato concepito non può essere accettato. Non ci basta che la figura del pianificatore rientri tra le ‘specializzazioni’ interne all’ordine perché l’istituzione delle 'specializzazioni' non è obbligatoria e non garantisce nessuna tutela”.