1. Home
  2. Notizie e Mercato
  3. Rigenerazione urbana: come dare nuova vita alle periferie?

Rigenerazione urbana: come dare nuova vita alle periferie?

Urbanistica di
Rigenerazione urbana: come dare nuova vita alle periferie?
5/5
votato da 1 persone
Legambiente presenta il report “Periferie più giuste” con le sue 6 proposte e aree di intervento per attuare la rigenerazione urbana. Andiamo a scoprirle

L’Italia ha 7 anni per centrare l’obiettivo 11 dell’agenda 2030 dell’Onu per lo Sviluppo Sostenibile, che chiede ai 193 Paesi delle Nazioni unite che l’hanno sottoscritta, tra cui l’Italia, “città e insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili”. La rigenerazione urbana delle periferie sarà decisiva. Come  attuarla?

Innanzitutto attraverso una forte sinergia tra istituzioni locali e partecipazione dal basso e la definizione di una road map nazionale che metta davvero al centro le periferie, attraverso politiche e interventi duraturi e lungimiranti che permettano di contrastare disuguaglianze ambientali, sociali ed economiche in aumento soprattutto nelle aree urbane.

Nel dettaglio, sono 6 le proposte e aree di intervento che Legambiente presenta con il suo report “Periferie più giuste” e che riassume sotto la voce “agenda 2030 per periferie più giuste, inclusive e sostenibili” indirizzata al Governo Meloni. In Italia serve:

1. una politica intersettoriale dedicata alla rigenerazione delle periferie, che tenga conto della riqualificazione fisica, sociale e culturale;

2. un’integrazione degli interventi sulle singole abitazioni con quelli a scala di comunità e di quartiere;

3. la garanzia del diritto ad un abitare dignitoso e bassi consumi energetici attraverso politiche pubbliche strutturali e stabili nel tempo, coerenti con la nuova direttiva europea sulle case green;

4. accesso garantito alla “ricchezza comune” come diritto di cittadinanza: accesso a servizi sanitari, sociali, culturali e di istruzione prossimi e di qualità e a tutti quei fattori che nel territorio possono ridurre e compensare le povertà di ricchezza privata, dagli spazi pubblici alla mobilità, al verde, ecc.;

5. diritto di accesso all’energia per tutti, contrastando la povertà energetica con politiche strutturali, non affidate solo ai bonus;

6. contrasto alla povertà educativa attraverso una programmazione che finanzi a livello territoriale i Patti Educativi di Comunità, coinvolgendo i vari soggetti attivi (istituzionali e non) e condividendo la strategia per arricchire le aree periferiche di opportunità educative.

Filo rosso che lega le sei proposte il fatto che le periferie sono destinate a diventare i nuovi centri nevralgici delle città. Per questo per Legambiente è fondamentale partire da qui, replicando al tempo stesso quelle buone pratiche già presenti sul territorio che hanno come punto di forza proprio la sinergia tra istituzioni locali e partecipazione dal basso.

18 storie virtuose nel dossier di Legambiente

A testimoniarlo le 18 storie virtuose al centro del dossier “Periferie più giuste”. Si va da Modena, in prima linea contro la povertà energetica, all’edilizia sociale di Ferrara, al co-housing di Bologna, da Terni, con la “cittadella delle associazioni” nata grazie anche all’intervento dell’Ater, a Crotone, con il giardino di Pitagora, a Barletta con il recupero dei giardini di Baden Powell, area un tempo degradata oggi fiore all’occhiello della città grazie ad un lavoro di inclusività e partecipazione. Da Vicenza, con la riqualificazione dell’aula didattica all’aperto del Parco Retrone nel quartiere Ferrovieri, nata dall’esigenza di più spazi pubblici condivisi emersa durante la pandemia, per arrivare in provincia di Pescara, a Popoli, con il progetto dell’eolico solidale che si propone di utilizzare la remunerazione dell’energia elettrica prodotta annualmente dal sistema per il finanziamento di attività e opere necessarie per supportare il sistema sociale della collettività del Comune.

Tra le grandi città, Roma con il Laboratorio Città di Corviale, Napoli con la prima Comunità energetica Rinnovabile e Solidale (CER), Milano con “Sharing Cities ed EnerPOP”, che ha avviato percorsi di accompagnamento per la riqualificazione energetica dei condomini; Palermo culla dei “Cantieri Culturali alla Zisa”, esempio di riconversione di un’area industriale e poi Torino con il modello “Health Equity Audit” per un welfare equilibrato grazie all’articolazione delle strutture sanitarie nel territorio. Uno strumento che permette di valutare le diverse scelte politiche, integrando i dati socio-economici urbani con i processi decisionali degli stakeholder locali.

La fotografia scattata dal dossier di Legambiente racconta di un’Italia in fermento, dove le periferie diventano preziosi laboratori di innovazione, accoglienza e inclusione sociale, contrastando disuguaglianze, povertà energetica ed abitativa. Secondo gli ultimi dati Caritas, nel corso del 2022 sono state 34.633 le persone che si sono rivolte ai centri della rete per problemi di povertà abitativa, ossia il 23,1% del totale degli utenti. 

Le proposte e il report (che raccoglie anche una serie di interventi a firma di esperti, sociologi e studiosi) sono stati presentati a Modena e in diretta streaming sul canale Youtube di Legambiente, in occasione della XI tappa dei “I cantieri della transizione ecologica. Verso il XII Congresso di Legambiente”, la campagna itinerante di Legambiente che da fine maggio sta raccontando (anche con una mappa interattiva) progetti, cantieri e buone pratiche che vanno nella giusta direzione della transizione ecologica.