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Smart Home: quanto piace agli italiani?

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Scopriamo la risposta grazie alla ricerca sulla Smart Home dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano

L’arrivo sul nostro mercato nazionale degli smart home speaker Google Home e Amazon Echo ha rivoluzionato il mercato della casa connessa. Ma agli italiani piacciono queste innovazioni? Scopriamo la risposta grazie alla ricerca sulla Smart Home dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, presentata al convegno “Smart Home: senti chi parla!”.

Nel 2018 questo segmento di mercato ha raggiunto un valore di 380 milioni di euro, in crescita del 52% rispetto al 2017. Il boom, secondo lo studio, ha portato investimenti in termini di comunicazione e marketing senza precedenti in ambito smart home e ha spinto le vendite anche di altri oggetti connessi, soprattutto legati al riscaldamento e all’illuminazione. La tendenza di crescita del mercato italiano è paragonabile o addirittura superiore a quello dei principali paesi europei, anche se in termini assoluti il divario da colmare è ancora ampio.

Insieme al mercato crescono anche il livello di conoscenza e la diffusione degli oggetti connessi nelle case degli italiani: il 59% ha sentito parlare almeno una volta di casa intelligente e il 41% possiede almeno un oggetto smart, con le soluzioni per sicurezza (come sensori per porte e finestre) in prima posizione.

Il boom degli assistenti vocali ha favorito soprattutto i retailer online e offline, che insieme incidono per il 40% del mercato, in crescita del 160% rispetto al 2017, a scapito della filiera tradizionale (produttori, architetti, costruttori edili, distributori di materiale elettrico e installatori), che mantiene un ruolo di primo piano, ma perde terreno in termini di quote di mercato (dal 70% del 2017 al 50% di quest’anno). Un ruolo importante, infine, continua a essere giocato dalle startup che sviluppano soluzioni di “casa connessa”: si moltiplicano le collaborazioni con i grandi player e continuano a crescere i finanziamenti erogati dagli investitori istituzionali.

La filiera tradizionale dei produttori e installatori non è stata per il momento in grado di sfruttare appieno le opportunità offerte dalle nuove soluzioni IoT per la casa, perdendo terreno nei confronti di retailer (tradizionali e online), produttori, assicurazioni, utility e telco, che insieme valgono ormai il 50% del mercato. Si intravedono tuttavia alcuni segnali di maggiore integrazione per il futuro”, ha osservato Angela Tumino, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things.

“Nonostante i grandi passi in avanti, rimangono ancora numerose barriere da superare - ha commentato Giulio Salvadori, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things -. In primo luogo la comunicazione ai consumatori delle reali potenzialità di utilizzo degli oggetti smart, cresciuta molto con l’ingresso nel mercato degli Ott, ma ancora non adeguata se guardiamo agli altri produttori e ai i piccoli brand. Bisogna poi lavorare sulla formazione degli addetti all’installazione e alla vendita, spesso non in grado di fornire un adeguato supporto all’utente, e sull’offerta di servizi di valore abilitati dagli oggetti connessi. Un’ulteriore sfida per le aziende nel 2019 sarà valorizzare l’enorme mole di dati e, al tempo stesso, gestire temi fondamentali come privacy e cyber security”.