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Smart working per la PA: cosa ne pensano le imprese?

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Smart working per la PA: cosa ne pensano le imprese?
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L’Ance, che rappresenta i costruttori, dice la sua sul passaggio allo smart working dei dipendenti pubblici. E avanza le sue proposte per limitare i danni

Con le nuove misure restrittive pensate per contenere il contagio da Coronavirus, la Pubblica Amministrazione passa in modo massiccio allo smart working. Con quali conseguenze, specialmente per il settore edile? Vediamo cosa ne pensano le imprese.

“Abbiamo già visto mesi fa che purtroppo nella Pa uno smart working massiccio allo stato attuale è insostenibile”, denuncia Gabriele Buia, Presidente Ance (Associazione Nazionale dei Costruttori Edili), che avverte: “ritardi, lungaggini e risposte inevase rischiano di bloccare definitivamente centinaia di cantieri, sia pubblici che privati, come quelli per gli interventi di efficientamento energetico e messa in sicurezza con il superbonus 110% che stanno partendo”.

“Le imprese stanno facendo di tutto tenere aperti i cantieri nonostante la maggiorazione dei costi e la minor produzione dovute all’emergenza sanitaria che ancora gravano sulle nostre spalle - sottolinea Buia -, che certo non possono sopportare una pubblica amministrazione non preparata ad affrontare uno smart working intensivo”.

Le proposte dell’Ance

Occorre dunque un piano di intervento immediato per evitare che siano le imprese a subire un vero e proprio lockdown con fortissime ricadute economico-sociali. “Cominciamo quindi con l’introdurre orari di apertura prolungata (8/20), su appuntamento senza code e assembramenti, ed estendiamo subito il principio del silenzio-assenso a tutte le procedure autorizzative con controlli ex post per evitare che lo smart working, come abbiamo già detto chiaramente una settimana fa alla Ministra Dadone, si traduca di fatto in un no-working”, chiarisce Buia.

Prendiamo esempio dalla Francia che, seppur in lockdown da domani, garantirà comunque l’apertura di tutti gli sportelli pubblici al servizio di cittadini e imprese”. D’altronde, “sappiamo benissimo, e i dati lo dimostrano, che non tutti gli uffici hanno un livello di digitalizzazione adeguato, né è stata fatto un piano di formazione e organizzazione specifica del personale, che soffre da tempo anche del blocco del turn over”. Questa volta, ammonisce il Presidente Ance, “non possiamo ripetere gli stessi errori commessi durante il lockdown, quando abbiamo avuto sei mesi per prepararci”.