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Conergy Italia interviene alla Conferenza dell’Industria Solare 2012

Energie rinnovabili di
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Nel mercato del fotovoltaico la sfida per le piccole/medie produzioni locali è intensa; la chiave di successo non è più la produzione, è il sistema azienda”, queste le parole dell’AD Giuseppe Sofia


Amministratore Delegato di Conergy Italia, Giuseppe Sofia interviene a Roma illustrando l’attuale scenario del mercato fotovoltaico europeo e italiano, mostrando una potenziale nuova chiave di successo delle imprese che punti al brand, alla strategia commerciale, alla fornitura di servizi, alla competenza. Una vision che si concentra sul sistema azienda più che sulla produzione, ormai inevitabilmente più competitiva nei paesi asiatici.

Come possibili opportunità per salvaguardare una produzione europea o italiana esistono delle strade ancora da percorrere sostiene Sofia. L’internazionalizzazione, per ridurre la dipendenza dai singoli, instabili mercati nazionali; catene distributive extra-corte, fortemente controllate, per non pesare sui costi finali; partnership con altri operatori industriali esteri e asiatici, per consentire di ampliare l’offerta prodotti e poter offrire maggiore flessibilità; nuove tecnologie e ricerca, per spostare l’attenzione del cliente dai prodotti troppo fortemente standardizzati.

Secondo l’AD di Conergy inoltre premiare la produzione europea con incentivi speciali  non fa necessariamente bene all’industria fotovoltaica nel suo complesso. Una ridotta esposizione alle dinamiche di concorrenza terrebbe artificialmente alti i prezzi; prima scenderanno i prezzi e prima il fotovoltaico raggiungerà la competitività con altre fonti di produzione.


Segue intervento completo di Giuseppe Sofia: “Il Made in Europe e la produzione in Italia”.

La sfida del mantenimento delle produzioni industriali in Italia e in Europa evidentemente non tocca solo il FV ma ogni prodotto che rappresenti un potenziale di mercato significativo.
Produzioni  di componentistica elettrica o elettronica, stampati plastici, o altro, in Italia e in Europa hanno tutti risentito della dinamica di spostamento delle produzioni in Asia (Cina, Corea, India). Alcune produzioni in Italia si sono completamente estinte (elettronica di consumo, informatica,ecc.). Questi spostamenti hanno gravato sulle produzioni europee, giapponesi, americane. Il fotovoltaico non è immaginabile possa venire graziato da queste dinamiche.
Fintantoché un prodotto è di nicchia, finché non è stabile, finché le tecnologie produttive non sono standardizzate, ci può essere spazio per le piccole/medie produzioni locali. Questo non è più il caso del fotovoltaico.
Questo non vuol dire che non vi possano essere delle eccezioni. Casi di eccellenza vi sono; nel  nostro settore siamo tra i leader per la produzione inverter, in altri settori siamo leader per esempio nell’occhialeria, una produzione che potrebbe bene essere dominato dalla Cina. La chiave del successo non è tuttavia la ‘produzione’, è il sistema azienda.
Il modulo FV oggi è una commodity, fortemente standardizzato, e in un mercato commodity non è più il prodotto, la produzione il fattore chiave di successo;  lo sono il brand, la rete commerciale, i servizi, la qualità.

Le produzioni asiatiche oggi beneficiano di 1) Economie di scala; 2) Costo di produzione/industriale più contenuto; 3) Agevolazioni governative per l’export; 4) più facile accesso al credito; 5) e inoltre obbiettivi di margine più contenuti. Difficile quindi competere.

Come possibili opportunità per salvaguardare una produzione europea o italiana vedo i seguenti scenari:

1)    L’internazionalizzazione. La forte dipendenza da un unico mercato che tra l’altro ha forti elementi di imprevedibilità ed è incostante rende molto difficile pianificare, ottimizzare i sistemi produttivi, gestire i flussi di materiali. Abbiamo visto come anche in un anno in cui mercato ve n’era abbondantissimo, non tutta la produzione italiana ed europea è riuscita a beneficiarne. Meglio ha fatto chi ha operato su un fronte diversificato. Il nostro gruppo ha avuto per esempio buoni risultati nel 2011 grazie ad una buona presenza in quasi tutti i mercati dove il fotovoltaico abbia potenziale.

2)    Una catena distributiva extra-corta, fortemente controllata. Questo consente un prezzo finale non gravato di più ricarichi e può rappresentare un ciclo commerciale quasi senza concorrenza. Mi riferisco a modelli tipo Solar Utility in cui il produttore di componenti si possa spingere fino a costruire e gestire gli impianti. 

3)    Partnership industriali (JV) con altri operatori industriali, magari esteri, magari asiatici. In un mercato globale per la piccola media impresa è difficile farcela da soli; è difficile anche per la grande impresa, in effetti. Forti partnership accelerano la copertura internazionale, consentono di ampliare l’offerta prodotti, e possono dare maggiore flessibilità. Credo poi che con lo scendere dei costi dei moduli, l’incidenza dei costi di trasporto  verrà ad essere più rilevante e ne potranno beneficiare le produzioni locali. Nel caso Conergy le collaborazioni industriali ci consentono una gamma diversificata per le diverse aspettative in termini di specifiche e di prezzo, mantenendo la qualità come elemento di stabilità.

4)    Nuove tecnologie e ricerca; i produttori americani negli ultimi anni hanno puntato tutto su questo scenario, qualcuno con successo ed altri con un po’ meno; non possiamo dire che questa sia la specialità dell’industria italiana degli ultimi anni. Non vedo chance su investimenti relativi al silicio policristallino dove l’evoluzione di prodotto sta avanzando più in Asia che in Europa grazie anche ai produttori di attrezzature industriali e alla maggiore capacità di investimenti in ambito produttivo da parte degli operatori cinesi

Due parole infine sugli interventi protezionistici tipo l’incentivo speciale sul contenuto europeo. Abbiamo visto come questo non abbia sortito un grande effetto se non quello  di far precipitare il prezzo in Italia per la prima volta sotto il prezzo in Germania. I criteri sono stati troppo ampi, si è voluto far contenti tutti.
Credo inoltre che il protezionismo non faccia bene all’industria fotovoltaica nel suo complesso. Una ridotta esposizione alle dinamiche di concorrenza terrebbe artificialmente alti i prezzi e questo non fa bene al fotovoltaico. Il vero pericolo per il fotovoltaico è la dipendenza dagli incentivi. Non c’è concorrente asiatico che possa essere più temibile di un decreto Romani o dell’articolo 65. Alla tanto temuta concorrenza cinese va dato un merito che è quello di aver fatto scendere considerevolmente i prezzi e resi accessibili prodotti altrimenti non possibili. Senza ‘cinesi e coreani’ non avremmo mai potuto avere tutti a casa televisori a LED o LCD da 42 pollici o più.
Prima scenderanno i prezzi e prima il fotovoltaico raggiungerà la competitività con altre fonti di produzione e quindi l’indipendenza dagli incentivi.
Opportunità per le produzioni in Italia vi possono essere ma credo fortemente debbano essere parte di un progetto aziendale complesso fatto di buoni prodotti, politiche di marchio, strategia e rete commerciale, competenze e servizi”.