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Riccardo Monti, ICE: l’internazionalizzazione è una scelta obbligata

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Presentato il nuovo rapporto ICE “L’Italia nell’economia internazionale”: i dati sono incoraggianti, le esportazioni nei primi cinque mesi del 2012 registrano un +3,9%


L’export è il principale fattore trainante per la ripresa economica. E’ quanto emerge con chiarezza dal nuovo Rapporto Ice “L’Italia nell’economia internazionale”, elaborato con la collaborazione di un comitato editoriale del quale fanno parte Banca d’Italia, Istat, Sace, Simest, Prometeia insieme a diversi docenti ed esperti di economia internazionale.

Il dossier, giunto alla sua XXVI edizione, parte dalla disamina dei dati relativi ai primi 5 mesi dell’anno, segnalando un incremento delle esportazioni del 3,9% rispetto allo stesso periodo del 2011, con un surplus della bilancia commerciale di oltre un miliardo di euro nel solo mese di maggio, e una crescita delle vendite sui mercati esteri superiore alla media nazionale per Puglia (+10,1%) e Campania (+7,5%).

Il settore della meccanica si conferma quale punto di forza del nostro sistema produttivo, mentre tengono settori tradizionali (calzature, pelletteria, agro-alimentare). Significativo inoltre il ruolo svolto dall’innovazione che, nella maggior parte dei settori, è la vera marcia in più per quanto riguarda la qualità dei prodotti. Un capitolo a parte del rapporto è dedicato infine ai mercati fuori dall’Europa e più lontani che confermano consolidati trend di crescita positivi:  Usa (+15,1%), Giappone (+19,8%) e Russia (8,4%). La Cina al contrario sperimenta un sensibile calo (-11,8%) della penetrazione italiana.

“I prodotti delle nostre imprese”, ha dichiarato il Ministro dello Sviluppo economico, delle Infrastrutture e Trasporti, Corrado Passera, “si confermano molto attrattivi per i mercati globali e testimoniano la capacità di reazione del nostro sistema produttivo. L’export – ha proseguito il ministro - continua ad essere tra le voci che contribuiscono in  misura più incisiva alla formazione del nostro Pil, così come la specializzazione produttiva resta un punto di forza del nostro Paese. Ora bisogna insistere in questa direzione, accelerando sulla riorganizzazione della rete estera, concentrando le iniziative di promozione in mercati per noi strategici e rafforzando il volume di investimenti diretti esteri verso il nostro Paese. Sono questi gli obbiettivi che ci siamo dati insieme alle principali forze produttive del Paese, durante la prima riunione della Cabina di regia per l’internazionalizzazione” ha concluso Passera.

“Nell’attuale fase congiunturale – ha messo in evidenza il Presidente dell’Istat Enrico Giovannini le esportazioni rappresentano un cruciale fattore di crescita della nostra economia. Nei primi 5 mesi dell’anno l’export ha segnato un incremento sostenuto esclusivamente dai flussi verso i paesi extra-Ue (+9,3%), con segnali positivi, ma instabili, sia dai paesi emergenti (EDA +9,1%) sia da economie avanzate quali Stati Uniti (+15,1%) e Giappone (+19,8%). Il rapido riequilibrio della bilancia commerciale è avvenuto attraverso un ampliamento rilevante dell’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici (+25,5 miliardi), tre volte più ampio rispetto allo stesso periodo del 2011.

Sotto il profilo congiunturale, nell’ultimo bimestre (Aprile-Maggio rispetto a Febbraio-Marzo 2012) la sostenuta crescita delle esportazioni verso i paesi extra UE (+4,0%) è trainata dai beni strumentali (+10,3%) e dai beni di consumo durevoli (+3,6%), mentre la contenuta flessione dell’export verso l’area Ue (-0,5%) è contrastata dalla crescita delle vendite di beni strumentali (+1,4%) e di beni di consumo non durevoli (+0,8%).

La crescita delle vendite all’estero avviene in un quadro di forte polarizzazione delle tendenze rilevabili all’interno del sistema delle imprese esportatrici: nei primi cinque mesi del 2012 quasi la metà delle imprese manifatturiere che esportano ha registrato un aumento di vendite all’estero rispetto allo stesso periodo del 2011 dell’anno. La presenza di imprese in crescita è del 45% tra quelle che esportano verso l’area Ue e del 61% tra le unità orientate all’area extra-Ue. Dal punto di vista dimensionale, spicca il forte contributo delle grandi imprese all’espansione dell’export sui mercati extra-Ue, mentre verso l’area Ue l’unico segmento dimensionale in crescita è quello delle medie imprese”
ha concluso Giovannini.

“L’internazionalizzazione – ha sottolineato il Presidente dell’Agenzia ICE Riccardo Monti - è sempre di più una scelta obbligata per le nostre imprese. Nonostante la crisi economica, in Italia il numero degli esportatori resta stabile ed elevatissimo: 205 mila esportatori  di cui molti organizzati all’interno di importanti  distretti industriali.  Per le caratteristiche della nostra struttura produttiva – ha proseguito Monti  - prevalgono le imprese più piccole: su 205 mila il 60% fattura circa 100mila euro; le prime 1000 imprese fanno il 50% del fatturato all'export. Per questo agli incentivi al sostegno dell’internazionalizzazione è necessario abbinare incentivi alla crescita dimensionale e ai processi di aggregazione per filiere, al fine di consentire alle pmi di agganciare i segmenti più remunerativi delle catene mondiali del valore. Anche questo sarà uno dei compiti della nuova Agenzia Ice”.

Più in particolare dal Rapporto, e da una analisi dei primi mesi del 2012, emergono le seguenti considerazioni:

1) L'export continua a essere unico elemento di crescita, i dati di contabilità nazionale aggiornati al primo trimestre 2012 segnalano infatti un contributo  positivo della domanda estera netta alla variazione del PIL di 0,9 punti percentuali. Data la contrazione della domanda interna, l’internazionalizzazione appare sempre più come una scelta obbligata per le nostre imprese;

2) I dati dei primi 5 mesi dell’anno segnalano un incremento delle esportazioni del 3,9% rispetto allo stesso periodo del 2011 e, nel mese di maggio, registrano un surplus di oltre un miliardo di euro nonostante il peggioramento del deficit energetico, gran parte dovuto alla contrazione delle importazioni (-5,5% gennaio-maggio) a causa della debolezza della domanda interna. L’aumento delle esportazioni è concentrato nei paesi extra Ue (+9,3%) a fronte di una stagnazione (-0,1%) delle vendite sul mercato più importante per le nostre imprese, l’Unione europea. Su questo mercato le prospettive dei prossimi mesi purtroppo non appaiono rosee in quanto i principali partner commerciali dell’Italia condividono il momento di difficoltà della domanda interna;

3) A confortare i dati generali buoni c'è la previsione di Banca d'Italia (+2,4% crescita export di merci e servizi in volume su tutto il 2012). Le esportazioni quindi crescerebbero a ritmi in linea con quelli previsti per il commercio mondiale, favorite dal recente deprezzamento dell’euro. Le vendite all’estero sarebbero principalmente indirizzate verso i mercati esterni all’area euro, caratterizzati da ritmi di sviluppo più sostenuti;

4) Da un punto di vista settoriale il punto di forza resta la meccanica. Tuttavia l'economia è ancora trainata dai settori tradizionali come calzature, pelletteria, agro-alimentare. L’innovazione è vera marcia in più, presente sia nella meccanica che nei settori tradizionali. Farmaceutica e metallurgia sono tra quelli che hanno espresso i tassi di crescita delle esportazioni più cospicui;

5) Si registra un incremento della percentuale di valore aggiunto delle imprese esportatrici le quali appaiono sempre più come gli elementi più vitali del nostro sistema economico. Hanno dimostrato una buona capacità di diversificare i mercati oltre che i prodotti e di reagire in maniera rapida al mutamento della domanda internazionale;

6) Nonostante la crisi economica, in Italia il numero degli esportatori resta stabile ed elevato: 205mila esportatori, di cui il 60% fattura circa 100mila euro; le prime 1000 imprese fanno il 50% del fatturato all'export. Per questo è importante adottare politiche pubbliche di sostegno all'export per consentire a queste imprese di presidiare i mercati più dinamici ma anche incentivare la loro crescita dimensionale e i processi di aggregazione per filiere, al fine di consentire loro di agganciare i segmenti più remunerativi delle catene mondiali del valore;

7) Si conferma la forte concentrazione territoriale delle vendite all'estero: i primi 172 “Sistemi Locali” (aggregati su cui si costruiscono i Distretti), su un totale di 686, generano il 91,8% del totale delle esportazioni. Fra i sistemi che apportano il contributo più significativo alle esportazioni nazionali, 117 sono localizzati al Nord, 35 al Centro (soprattutto in Toscana e nelle Marche) e 20 nel Mezzogiorno (dei quali i primi sette contribuiscono per oltre il 50% all'export totale dell'area). Il contributo dei sistemi del made in Italy alle esportazioni nazionali è pari al 43,7%, di cui il 13,5% ascrivibile ai settori tessile, pelli e abbigliamento e il restante 30,2% agli altri sistemi del made in Italy. Il 61,5% di queste esportazioni è diretto verso i paesi Ue;

8) La dinamica tendenziale nel primo trimestre 2012 si conferma positiva per tutte le ripartizioni, anche se in progressiva decelerazione. Le regioni insulari (+20,4%) e quelle del Centro (+9,1%) presentano una crescita superiore a quella media nazionale (pari al 5,5%), mentre l'aumento tendenziale è particolarmente contenuto per l'Italia meridionale (+1,4%). In generale, il divario nei processi di internazionalizzazioni tra Regioni del Nord e Regioni del Sud è ancora elevato e tende ad aumentare, anche se, nel primo trimestre, si segnala una crescita delle vendite sui mercati esteri superiore alla media nazionale per Puglia (+10,1%) e Campania (+7,5%);

9) Elementi di dinamismo si registrano negli investimenti che nel 2011 hanno contribuito alla forte crescita sia dei flussi in uscita che in quelli in entrata. Sono 7.500 le imprese che investono all’estero per oltre 27.000 imprese partecipate, occupano oltre 1,5 milioni di dipendenti e generano un fatturato di 565 miliardi di euro. L’attività di investimento non ha fatto segnalare interruzioni a causa della crisi. A livello settoriale, gli investimenti si concentrano nel commercio all’ingrosso (55%), nell’industria manifatturiera (26%), nei servizi alle imprese (12%), utilities e costruzioni (7%);

10) Mercati: gli Usa (+15,1%), Giappone (+19,8%) e Russia (8,4%) continuano a tirare. La Cina al contrario sta sperimentando un sensibile calo (-11,8%) della penetrazione italiana. La flessione riflette le difficoltà nel settore e nei macchinari (-34,8%) oltre che in altri settori di minore incidenza, come gli apparecchi elettrici (-37,2%), metalli (-26,8%) e prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (-11%). Sono andati meglio i prodotti della moda con aumenti generalizzati (+24,1%).Importante riuscire a sfruttare le opportunità associate al cambiamento del modello di crescita cinese e lo spostamento dell’enfasi da una crescita basata sugli investimenti e sulle esportazioni ad una crescita basata sulla domanda interna. Le opportunità riguarderanno sia i beni di consumo (crescita della classe media, crescente urbanizzazione) che i beni di investimento (domanda di qualità, flessibilità, innovazione, integrazione tecnologica).