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Sostenibilità vertiginosa: Prefalz avvolge il Bivacco Brédy

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Il piccolo Bivacco Brédy emerge a sbalzo fra le rocce delle vette alpine. I punti di forza di questa straordinaria struttura risiedono nell’equilibrio tra resistenza e leggerezza del materiale e nell’architettura accogliente e sostenibile

Uno sguardo sul mondo 

Come un telescopio, il Bivacco Brédy punta il suo sguardo sul pae­saggio, sulle cime innevate delle montagne. È una piccola architettura rive­stita in alluminio color antracite posto a 2530 metri di quota, sui bordi di un avvallamento naturale, che offre l’ultimo ristoro poco prima di raggiungere la vetta della Testa di Serena. Il Bivacco è raggiungibile con un’escursione che può durare dalle tre alle quattro ore o anche più a lungo, a seconda del punto di partenza a valle, e si presenta alla vista come una piccola punta rocciosa nel vasto paesaggio.

Le sfide della montagna 

Sulle cime delle Alpi meridionali vigono condizioni metereologiche estreme. Il Bivacco Brédy, che vi è completamente esposto, deve resistere ai mutamenti del clima tutto l’anno e soddisfare, allo stesso tempo, le necessità di riparo e riposo nella solitudine di un paesaggio in parte aspro, ma anche incredibilmente bello. In inverno l’edificio deve resistere agli enormi carichi di neve per mesi. A queste altitudini possono verifi­carsi tempeste simili a uragani con venti oltre i 100 km orari. Bufere, temporali ed erosioni sono altri feno­meni estremi con cui devono fare i conti l’architettura e i materiali. Gli architetti sottolineano di aver subito capito che avrebbero utilizzato Prefalz per rivestire l’involucro esterno. Il materiale PREFA offre, infatti, la necessaria resistenza, ha bisogno di poca manutenzione e la sua robustezza è garantita per anni, senza contare poi il fatto che può essere lavorato sia in officina a valle o anche su in montagna senza richiedere l’impiego di macchinari.

La piccola baita non ha l’aspetto tipico del rifugio di montagna, ma si presenta come “una scura gemma metallica”, spiega Tessarollo. Rappresenta un ponte tra l’incantevole e sel­vaggia natura e gli escursionisti. La natura deve essere preservata il più possibile: per questo motivo, gli archi­tetti hanno fatto ancorare il bivacco alla roccia su soli sei punti di attacco. Con sette viaggi dell’elicottero sono stati trasportati sul cantiere ad alta quota il telaio in acciaio, il corpo dell’edificio suddiviso in più parti prefabbricate ed elementi aggiuntivi per gli arredi interni e per l’involucro della struttura. Due giorni dopo il bivacco era montato in opera e pronto all’uso.

Un lavoro da specialisti

Per la realizzazione del bivacco Brédy, nel Vallone di Verto­san, sono stati coinvolti gli specialisti della ditta Chevenier del comune di Charven­sod in Val d’Aosta, che hanno unito le loro com­petenze per creare un piccolo progetto, bello ed emozionante. La costruzione di bivacchi di alta montagna comporta degli interventi piccoli, ma per questo molto complessi che richiedono un enorme sforzo organizzativo. Per la riuscita dell’opera sono stati determinanti i macchinari CNC, l’alta specializzazione del personale e un reparto tecnico interno all’azienda. Per superare le sfide poste dall’ubicazione, i lattonieri hanno prefabbricato il bivacco Brédy inte­ramente in officina per poi suddividerlo nelle otto parti che sono state trasportate in elicottero. 240 kg di allu­minio sono così arrivati su in montagna a 2530 metri di quota, con il trasporto delle parti effettuato in un unico giorno, a cui è seguito il successivo assemblaggio in loco. Gli ultimi ritocchi e i raccordi mancanti sull’involucro esterno dell’edificio sono stati completati impiegando Prefalz il giorno successivo. “Prefalz è molto leggero e incide, quindi, molto poco sul peso del trasporto”, così descrive Luca Frutaz i vantaggi del materiale, “è semplicissimo da lavorare, anche in cantieri complessi come può essere in alta montagna, dove ci sono sempre basse temperature. L’alluminio non si rompe quando viene piegato, nonostante le temperature si avvicinino allo zero termico”.

L’architettura come risposta

Là dove non si arriva con gli automezzi, c’è bisogno di un’organizzazione impeccabile e le competenze dell’installatore devono essere eccellenti, poiché non si possono impiegare macchinari per la lavo­razione come avviene invece in fabbrica. “L’alluminio è sì leggero” continua Frutaz illustrandoci le altre sfide da affrontare in alta montagna, “ma durante il trasporto in elicottero può danneggiarsi. Abbiamo quindi dovuto essere molto cauti durante il trasporto per proteggere il materiale e per non rischiare di dover organizzare altri voli in elicottero.”

Frutaz è un tecnico, un inge­gnere. Gli piacciono le cose belle come quelle efficienti, funzionali e durevoli. Il fatto che si parli del bivacco sulle pagine delle riviste e nell’ambito di conferenze lo riempie di orgoglio; ma è ugualmente importante per lui che il bivacco piaccia agli escursionisti e alpi­nisti, perché significa che risponde perfettamente alle esigenze dei fruitori. “Proprio per questo motivo è per me essenziale cooperare con degli ottimi architetti, che sappiano guardare oltre l’aspetto estetico. Solo così un progetto riesce in modo perfetto, perfettamente riuscito come il bivacco di Claudio Brédy.”