30 impianti di aziende agricole, agro-alimentari, di allevamento radicati principalmente sul territorio entrati in esercizio commerciale a partire dal 2005 a rischio chiusura. Si tratta di realtà di micro-piccola generazione, di potenza del co-generatore che varia da 500 kW a 1300 kW. I classici impianti di biogas agricolo avviati per integrare il reddito aziendale.
Impianti in cui Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto hanno creduto, in parte finanziato, nell’ottica di promuovere concretamente la filiera agricola biomassa-energia e cercare di porre rimedio alla gestione dei nitrati che coinvolge la pianura padana.
Gli impianti esclusi dall’incentivazione di cui alla legge n.99 del 23 Luglio 2009, possono usufruire esclusivamente dei certificati verdi, secondo il regime previgente, ossia senza aver diritto al coefficiente di 1,8 e tanto meno alla tariffa onnicomprensiva di 0,28 cent Euro/kWh.
Fiper, Federazione Italiana Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili, invita il ministro Scajola a riconoscere la tariffa onnicomprensiva e il coefficiente di 1,8 per i certificati verdi anche per gli impianti a biogas agricoli entrati in esercizio in data antecedente il 1 gennaio 2008 limitatamente al periodo residuale dell’incentivo.
Il periodo residuo dell’incentivo verrebbe calcolato sottraendo alla durata quindicennale della tariffa onnicomprensiva il tempo intercorso tra la data di entrata in esercizio degli impianti di biogas e il 31/12/2007 come già discusso e approvato nella commissione Ambiente del Senato in data 3/11/2009.
Righini, presidente Fiper dichiara: ”Sarebbe davvero un grave danno per il sistema Paese penalizzare la lungimiranza di piccole e medie aziende pioniere nel settore agro-energia.”
