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Caro materiali

Materiali da costruzione di
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Allarme di Ance e Cresme i costi delle materie prime sono schizzati alle stelle, il nostro Paese necessita di un rilancio delle opere pubbliche per contrastare la congiuntura economica sfavorevole

Per contrastare il rialzo dei prezzi dei materiali dovuto anche alla recente crisi economica, Ance e Cresme ritengono indispensabile, che il Governo si impegni a rilanciare la costruzione di opere pubbliche.

Questo emerge da una recente analisi del Centro Ricerche Economiche Sociali di Mercato per l' Edilizia e il Territorio.

A fronte di questa realtà, il ministro Matteoli, si è recentemente recato a Bruxelles per trovare soldi freschi per finanziare le opere pubbliche.

Dopo numerosi colloqui è riuscito ad attivare una linea di credito con la Banca europea degli investimenti per 15 miliardi in cinque anni (2008-2012), tre miliardi all`anno.

Si tratta in ogni caso di prestiti che aumentano l’indebitamento del Paese, ma il tasso d`interesse e` molto basso e il ministero delle Infrastrutture potra` cosi` attivare qualche grande progetto in piu` senza dover mettere tutti i soldi sul piatto.

Tra le opere finanziabili il ministro ha indicato i valichi del Brennero e del Frejus, l`autostrada Milano-Verona, la metro di Napoli e le linee C e D di Roma.

Dall`altra parte, il ministro Prestigiacomo ha sbloccato una quarantina di progetti fermi alla commissione d`impatto ambientale, alcuni dei quali giacevano li` da anche sei anni.

«Un pesantissimo arretrato - ha commentato - che io definirei scandaloso per un paese che ha bisogno di infrastrutture e di ammodernare il proprio sistema produttivo».

Tra i ritardi più clamorosi troviamo la galleria del Brennero ad alcuni lotti della Salerno-Reggio Calabria, dall`autostrada A 20 al Porto di Civitavecchia.

Queste iniziative, che dimostrano l’interesse attivo del Governo mal si conciliano con un dato di fatto: gli stanziamenti per le opere pubbliche nel 2009 scenderanno, secondo le elaborazioni dell`Ance, l`Associazione dei costruttori, del 14,2 % rispetto a quanto indicato dal governo Prodi.

Sempre secondo l`Ance, l`Anas perdera` 355 milioni, le Ferrovie addirittura 1.137. Mentre da ogni parte arrivano preoccupanti segnali di rallentamento di tutto il comparto dell`edilizia e le stazioni appaltanti (i Comuni, soprattutto, complice anche il mancato introito Ici) ritardano i pagamenti degli stadi di avanzamento lavori.

Un duro colpo per i costruttori e per lo stesso Governo, che solo pochi mesi aveva rassicurato gli operatori che i grandi lavori sarebbero stati rilanciati, complice anche la recente crisi finanziaria internazionale, che ha ulteriormente aggravato la situazione economica mondiale.

Non si tratta, infatti, soltanto di una riduzione degli stanziamenti ma di una crisi piu` ampia. A livello finanziario i cui effetti sull`economia reale non tarderanno a farsi sentire e che colpiranno, quindi, in primo luogo le imprese, ma avrà certamente anche una caduta piu` generale di tutta l`edilizia:

«C`e` stato nell`edilizia - spiega Lorenzo Bellicini, amministratore delegato del Cresme, che il 29 ottobre presentera` a Verona la sua Relazione annuale - un ciclo espansivo molto lungo. Negli ultimi tre quattro anni siamo vissuti come in un altopiano: tutti gli indicatori dall`edilizia residenziale a quella non residenziale per finire alle opere pubbliche erano positivi. Nel 2008, pero`, e` arrivata la svolta: quest`anno le nuove costruzioni residenziali scenderanno del 10 per cento, nel 2009 addirittura del 15. Anche l`edilizia non residenziale non se la passa benissimo. Se adesso viene a mancare anche il sostegno del segmento dei grandi lavori, la frenata sara` imponente. Del resto, ci si attendeva un rilancio nel 2009-2010-2011. Ma questa strada diventa impervia anche per la situazione internazionale che si e` creata e con uno Stato superindebitato che paghera` di piu` per gli interessi del debito pubblico».

La situazione e` gia` per certi versi piu` grave di quel che appare. Le imprese, denuncia l`Ance, affrontano ora il problema del boom delle materie prime come l`acciaio, il bitume, il rame che rende difficile il rispetto del prezzo di aggiudicazione. «Abbiamo aperto da tempo un tavolo con il ministro Matteoli - dice il presidente Paolo Buzzetti - per arrivare alla definizione di una `revisione dei prezzi` che consideri l`aumentato peso delle commodity. Dalla base arriva la richiesta di una manifestazione nazionale».

I rischi, secondo Buzzetti, e` che alcune imprese smettano di portare avanti i lavori o rinuncino di cominciare i lavori dopo aver vinto una gara: «Sta gia` succedendo. L`Anas e le Ferrovie, a quanto ci risulta, hanno segnalato difficolta` con molte imprese sulla revisione prezzi. E i Comuni rallentano i pagamenti. Secondo noi, per evitare blocchi, lo Stato dovrebbe intervenire con una garanzia sui lavori in corso».

Gia`, i Comuni. «E` vero dice Fabio Sturani, sindaco di Ancona e vicepresidente dell`Anci c`e` un certo rallentamento nei pagamenti. Chiediamo quindi al governo di accelerare il rimborso dell`Ici, che altrimenti finirebbe al 2009. Ma chiediamo anche, per rilanciare le opere pubbliche, di poter utilizzare le entrate straordinarie da dismissioni immobiliari che oggi vanno a finire nel calcolo del rispetto del patto di stabilita`»

Anche la lista delle richieste dei costruttori al governo e` lunga. «C`e` un problema di credito alle piccole e medie imprese dice Buzzetti . Occorre istituire un fondo, anche con denari europei o con l`intervento della Cassa Depositi e Prestiti, che garantisca che le linee di credito non vengano chiuse e che i tassi non salgano a livelli insopportabili. E` il momento della verita` per il governo: il motore delle costruzioni va tenuto acceso, se non altro per il suo carattere anticongiunturale».

Intanto le imprese si difendono come possono. Negli ultimi anni sono sempre calcoli dell`Ance le grandi imprese, quelle che hanno un fatturato superiore ai 500 milioni, e cioe` Impregilo, Astaldi, Salini, Ghella, Cmd, Pizzarotti e Condotte, hanno mediamente superato la meta` del fatturato all`estero. «Noi dice Paolo Astaldi, presidente di Astaldi, abbiamo un portafoglio lavori in Italia piu` alto di quello estero. Ma qui i lavori non vanno avanti e cosi` il fatturato e` piu` alto fuori».