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Legambiente: no alla costruzione di case con gli impianti sportivi

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Zanchini: “Sembra un intervento pensato più per dare il via libera alla costruzione di quartieri e al consumo di suolo, che per la riqualificazione o la realizzazione di nuovi impianti sportivi”

In commissione Bilancio della Camera è cominciato l’iter di conversione della cosiddetta “manovra fiscale”, il decreto legge del 24 aprile 2017 n. 50 recante "Disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo".

Legambiente chiede al Governo e al Parlamento di modificare l’articolo 62 sulla costruzione di impianti sportivi. Secondo il vice presidente dell’associazione ambientalista, Edoardo Zanchini, infatti “il testo di questo articolo sembra un intervento normativo pensato più per dare il via libera alla costruzione di veri e propri quartieri e all’occupazione di nuovi suoli, che per la riqualificazione o la realizzazione di nuovi impianti sportivi”.

Due, in particolare, i motivi per cui Legambiente, pur condividendo l’obiettivo di rendere più moderni e funzionali gli impianti sportivi in Italia, è molto critica nei confronti delle modifiche apportate dall’articolo 62 alla legislazione speciale in materia di Stadi approvata nel 2013. Il primo riguarda l’apertura alla costruzione di edifici residenziali nell’ambito della costruzione degli impianti sportivi. Il secondo il fatto che queste semplificazioni delle procedure di costruzione di nuovi stadi o di demolizione e ricostruzione di impianti esistenti non siano legate a un chiaro progetto sportivo e ad associazioni sportive.

“La scelta del governo Letta - spiega Zanchini rispetto al primo punto - era dettata proprio dalla volontà di non aprire a speculazioni immobiliari, perché già in diverse città, tra cui Roma, erano stati presentati progetti colossali perfino in aree tutelate. La proposta del governo Gentiloni non vieta più questa possibilità, aprendo le porte a operazioni ancora peggiori di quella prevista con lo stadio della Roma, dove sono addirittura 500mila i metri cubi di centri commerciali e uffici previsti vicino all’impianto sportivo ‘necessari’ a finanziare la realizzazione”.

È un grave errore, poi, che le operazioni di costruzione o ricostruzione non siano vincolate a un progetto sportivo perché, prosegue Zanchini, “nel momento in cui queste operazioni possono essere di qualsiasi dimensione e scala, lasciate in mano a qualsiasi tipo di soggetti solo indirettamente legati a società sportive, è evidente che si sta facendo gli interessi di soggetti interessati a stravolgere regole di tutela e di pianificazione delle città italiane”.

Per queste ragioni, Legambiente chiede di stralciare o almeno di modificare su questi punti l’articolo 62, per altro del tutto estraneo all’assestamento di bilancio oggetto del decreto.

“E' da sottolineare - aggiunge Edoardo Zanchini - che da un anno è fermo al Senato il disegno di legge in materia di consumo di suolo, e sarebbe davvero un pessimo segnale per il Paese e per l’ambiente se questa fase della legislatura si caratterizzasse per provvedimenti che invece di tutelare il suolo ne favoriscono il consumo”.