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Legambiente racconta le storie del consumo di suolo in Italia

Ecologia e tutela ambientale di
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Nel dossier “Suolo minacciato, ancora cemento oltre la crisi”, alle storie raccolte fanno da cornice i dati dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale

Tutelare il suolo è il primo modo di proteggere uomini, piante e animali. Ogni anno in Europa spariscono sotto il cemento mille chilometri quadrati di suolo fertile, un’estensione pari all’intera città di Roma. Per raccontare l’entità del consumo di suolo in Italia, Legambiente ha raccolto nel dossier "Suolo minacciato, ancora cemento oltre la crisi"una serie di storie di 'suolo consumato'. E per la Giornata della Terra, il 22 aprile, l’associazione si è mobilitata in tutta Italia per incrementare le adesioni alla petizione popolare promossa dalla rete di ong europee People4Soil.

La petizione, che può essere firmata anche online su www.salvailsuolo.it, chiede che l’Unione europea introduca una legislazione specifica sul suolo, riconoscendolo e tutelandolo come un patrimonio comune. Il traguardo da raggiugere è un milione di firme in tutta Europa entro il 12 settembre prossimo; 54mila le firme necessarie per raggiungere il quorum in Italia.

Secondo gli ambientalisti, difendere il suolo dalla cementificazione selvaggia, dall’inquinamento e dagli interessi speculativi deve essere una priorità per garantire al nostro continente sicurezza alimentare, conservazione della biodiversità e regolazione dei cambiamenti climatici. La posta in gioco è alta e la battaglia difficile. In Italia, a maggio 2016 la Camera dei deputati ha approvato la legge sul contenimento del consumo di suolo, che da allora è però ferma al Senato. Per il nostro e per tutti gli Stati membri dell’Unione serve urgentemente un riferimento normativo chiaro, che ponga limiti alla trasformazione di nuovi suoli e spinga la rigenerazione urbana.

Il consumo di suolo è fenomeno codificato a livello europeo con l’espressione land take, ovvero la somma di tutti gli usi e le coperture del territorio, principalmente insediative e infrastrutturali, che sottraggono al suolo le sue funzioni fisico-chimiche e biologiche, e in parte creano una irreversibile “sigillatura” della crosta terrestre. In Italia, considerata l’estensione del fenomeno rispetto alle dimensioni territoriali, frenare il consumo di suolo è una priorità. E non è l’unica minaccia che grava sul suolo, aggredito anche da preoccupanti fenomeni di erosione; di inaridimento, in particolare al sud e nelle isole; di contaminazione che deriva da preesistenze industriali, da attività abusive di conferimento rifiuti, da uso di fitofarmaci in agricoltura. Problemi estremamente seri, da affrontare nel quadro di una strategia europea, che al momento non esiste.

Nel dossier “Suolo minacciato, ancora cemento oltre la crisi”, alle storie raccolte dai regionali di Legambiente fanno da cornice i dati dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. In Italia, l’urbanizzazione del territorio ha impermeabilizzato o compromesso, fino al 2015, circa 2,11 milioni di ettari: il 7% del territorio nazionale, pari a circa un sesto della superficie coltivata (SAU). Il dato pro capite, 346 mq/abitante, è in linea con la media degli altri paesi europei. Il tasso di crescita è leggermente al di sotto di 22.000 ettari all’anno (cioè 60 ettari al giorno). Negli ultimi due anni si è rilevato un rallentamento che, ove confermato dalle ulteriori e future rilevazioni, appare del tutto ascrivibile alle particolari condizioni di crisi congiunturale del settore delle costruzioni: è troppo presto per affermare che il dato riscontrato nel biennio 2014-2015 (35 ettari/giorno) corrisponda a un cambiamento strutturale. Per quanto riguarda la ripartizione territoriale, i territori maggiormente urbanizzati corrispondono al quadrante nord-ovest del Paese (8,6%), sebbene le dinamiche espansive più vivaci riguardino il nord-est e l’Italia centrale. Alla Lombardia compete il “record nazionale” di superfici urbanizzate, stimate al 12,8% del territorio.