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Ministero dell’Ambiente: l’obiettivo è arrivare a zero consumo del suolo entro il 2050

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Gian Luca Galletti: “Non possiamo più permetterci di consumare nuovo territorio. Di cementificare e non rigenerare. Di sprecare e non riutilizzare”


Riportiamo di seguito alcuni passaggi dell'intervento del ministro Gian Luca Galletti in commissione alla Camera in riferimento al ddl sul consumo del suolo.

Presidente Realacci, Onorevoli Deputati,
vi ringrazio per l’opportunità di essere presente e intervenire in Commissione Ambiente, che affronta un disegno di legge di importanza strategica per il nostro Paese, quale è quello sul Consumo del Suolo, che rappresenta, come è noto, un problema reale per l’Italia, dalle dimensioni preoccupanti.

Ricordo a me stesso ed a voi i noti dati Ispra, che ci dicono come, pur segnando un rallentamento negli ultimi anni, il consumo del territorio continui a crescere in modo significativo. Ogni secondo questo Paese ha perso negli ultimi anni, e continua a farlo, tra i 6 e i 7 metri quadrati. Parliamo di una cifra enorme: il 7% circa del suolo nazionale.
Questo utilizzo sfrenato della risorsa suolo comporta un costo ambientale evidente e anche una conseguenza di cui non ci rendiamo subito conto, ma che è assolutamente cruciale per il nostro Paese: quella di incidere in modo significativo sulle emissioni inquinanti.

Il disegno di legge che esaminiamo oggi è una risposta di sistema e innovativa a tutto questo. Vengono infatti valorizzati i principi del riuso e della rigenerazione urbana, vincolando gli enti territoriali a queste due direttrici nella loro pianificazione territoriale. E’ questo il presupposto per città più moderne, vivibili e sostenibili, meno inquinate, più verdi e insieme in grado di essere efficienti dal punto di vista energetico.

Fissiamo un traguardo, ambizioso ma raggiungibile: consumo netto zero da raggiungere entro il 2050, secondo gli obiettivi cui l’Unione Europea aspira. Un traguardo di medio-lungo termine, cui è necessario e allo stesso tempo davvero possibile giungere.

Voglio poi sottolineare un altro elemento rilevante contenuto in questo intervento normativo: si procede tramite la fissazione di definizioni chiare e al contempo precise, volte a consentire sia la minimizzazione degli effetti di incertezza nella applicazione giudiziale della legge, sia a render chiaro ai cittadini quali saranno i comportamenti ammessi. Sappiamo che molti dei disastri urbanistici ed edilizi del nostro paese di fondano su leggi incerte e ambigue, su interpretazioni opinabili. Come diciamo “mai più condoni”, diciamo altresì “mai più incertezze e ambiguità” in questo campo. Deve essere chiaro ciò che si può fare e ciò che è impossibile fare.
La portata del consumo del suolo viene infatti indicata sia nel suo ambito di applicazione (la superficie agricola naturale e seminaturale) che nella modalità di calcolo (“saldo” tra superficie impermeabilizzate e aree ove l’impermeabilizzazione viene rimossa). Al tempo stesso, elementi di maggiore dettaglio si ritrovano poi nelle definizioni di superficie agricola e di impermeabilizzazione, proposti dagli emendamenti dei relatori e da alcuni subemendamenti.

Con la modifica delle disposizioni sulla priorità del riuso, volte alla creazione di una banca dati del patrimonio edilizio pubblico e privato inutilizzato disponibile per il recupero o il riuso, i comuni potranno verificare se le previsioni urbanistiche che comportano consumo del suolo in edificato possano essere soddisfatte con gli immobili individuati nel censimento stesso. Si tratta di una scelta coerente con la ratio del provvedimento, volto non solamente a vincolare il consumo del suolo ma a migliorarne l’utilizzo e a valorizzare l’esistente.

Condivido l’opportunità di introdurre una specifica disciplina sugli interventi di rigenerazione delle aree urbane periferiche degradate, da attuare mediante espressa delega al Governo affinchè realizzi una procedura di intervento semplificata per la rigenerazione delle aree urbane degradate, privilegiando progetti organici su edifici e spazi pubblici e privati secondo elevati standard di qualità ambientale.
In tale quadro ai Comuni iscritti in un apposito registro che ne attesti la conformità ai parametri indicati nel disegno di legge in esame viene attribuita priorità nella concessione di finanziamenti statali e regionali, sia per gli interventi di rigenerazione urbana che per la bonifica di siti contaminati necessaria alla rigenerazione stessa, oltre che per interventi volti a favorire l’insediamento di attività di agricoltura urbana e il ripristino di colture abbandonate.
Tale priorità viene inoltre riconosciuta ai privati per gli interventi che favoriscono il recupero di edifici in area rurale e del suolo ad uso agricolo.
Inoltre, si conferisce alle regioni e province autonome la facoltà di adottare misure di semplificazione e di incentivazione, anche di natura fiscale, per il recupero del patrimonio edilizio esistente, al fine di prevenire il dissesto idrogeologico e il degrado dei paesaggi rurali.

Proprio alla luce di tutte queste peculiarità, si può dire che questo Disegno di Legge sia funzionale, per non dire parte integrante e imprescindibile, al grande Piano di contrasto al dissesto idrogeologico che abbiamo programmato e che vale 7 miliardi in 7 anni fino al 2020: non ci può essere un’efficace messa in sicurezza senza una “tregua” al nostro territorio, senza fermare l’occupazione di nuovo suolo.

Il Consumo scriteriato di suolo rappresenta un deficit culturale da sanare, un danno economico e sociale, un retaggio di un’economia lineare che certo è servita in alcuni passaggi difficili della nostra storia per risollevarci, ma che oggi non può essere un modello per guardare con fiducia a un futuro di crescita. Non possiamo più permetterci di consumare nuovo territorio. Di cementificare e non rigenerare. Di sprecare e non riutilizzare.
Per questo insistiamo tanto perché questo testo possa diventare legge nel più breve tempo possibile: un invito che rinnoviamo anche qui alla Camera.