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Nuova ipotesi di condono edilizio: le reazioni sdegnate del Cnappc e di Legambiente

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“E' inaudita la sola ipotesi di ricorrere ad un ennesimo condono edilizio. Quello di cui il nostro Paese ha bisogno è di essere messo in sicurezza”, affermano gli architetti italiani


"E' inaudita la sola ipotesi di ricorrere ad un ennesimo condono edilizio. Quello di cui il nostro Paese ha bisogno è di essere messo in sicurezza, tenuto conto della situazione di rischio sismico e idrogeologico che riguarda gran parte delle nostre Regioni, per evitare ulteriori vittime e danni che, troppo spesso, si registrano". Così il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, esprimendosi in merito alla notizia di un nuovo emendamento, presentato dal Pdl, al provvedimento delle emergenze ambientali che “propone di riaprire, fino al 31 dicembre 2013, i termini del condono edilizio 2003” fino al dicembre 2013.

"Rasenta la beffa - continua - che provvedimenti irresponsabili - come l'emendamento presentato dal senatore De Siano e che nel passato hanno dimostrano tutta la pericolosità proprio riguardo alla sicurezza dei cittadini e all'equilibrio del territorio - vengano presentati e giustificati per destinare risorse alle popolazioni già colpite dagli eventi sismici".

"Nel nostro Paese - conclude - c'è invece bisogno di realizzare un vero e proprio progetto di salvaguardia ambientale e paesaggistica, basato sul principio imprescindibile che la cultura ed il paesaggio sono delle risorse fondamentali, anche di tipo economico, che vanno valorizzate attraverso progetti di sviluppo assolutamente non invasivi".

Anche Legambiente si oppone con fermezza all’ipotesi, per voce del suo presidente Vittorio Cogliati Dezza: “Il condono edilizio è diventato l’ossessione del Pdl, che cerca in tutti i modi di riaprire i termini di una scellerata sanatoria. Dietro il condono si nasconde il ciclo di un’economia criminale che ha determinato e continua a determinare il saccheggio del territorio, un nuovo abusivismo, a totale danno della parte sana dell’economia dell’edilizia e mettendo in pericolo il territorio.

Le emergenze del Paese sono ben altre: abbiamo bisogno di interventi di messa in sicurezza del territorio, di risanamento ambientale, di riqualificazione del patrimonio edilizio; c’è bisogno di un piano di manutenzione contro il dissesto idrogeologico e un piano concreto per la lotta all'abusivismo. Queste sono le vere priorità a cui guardare e su cui lavorare”.