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Rapporto Legambiente Comuni rinnovabili 2008

Energie rinnovabili di
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Numeri decisamente positivi per i Comuni italiani

Per un Paese come l’Italia - dipendente dall’estero per il 90% della propria bilancia energetica – la crescita delle fonti rinnovabili rappresenta una vera boccata d’ossigeno, soprattutto in un periodo come questo di costante crescita dei prezzi delle fonti fossili. E anche una opportunità per rimettersi finalmente in linea con il Protocollo di Kyoto (+12% di emissioni di CO2 invece di -6,5%) per quanto riguarda le emissioni di gas serra e con i nuovi obiettivi fissati dall’Unione Europea come scenario energetico al 2020.

Ma la prospettiva più importante che le fonti energetiche possono contribuire ad aprire si deve leggere nei territori: è lì che bisogna andare a guardare per comprendere il portato di novità di un modello energetico “rivoluzionario” rispetto al XIX e XX secolo perché fatto di tanti impianti distribuiti di diversa taglia e fonte. Proprio quelle “nuove” rinnovabili che hanno avuto in questi anni importanti innovazioni tecnologiche e miglioramenti di produttività, come il solare fotovoltaico e termico, l’eolico, i piccoli impianti idroelettrici, la geotermia, le “vere” biomasse. E che stanno dando concreta realizzazione in Europa a uno scenario impensabile solo pochi anni fa in termini di risultati e dunque di progressivo soddisfacimento del fabbisogno di territori, comuni, utenze sempre più importanti.

Fotografare questi processi è l’obiettivo del Rapporto Comuni rinnovabili di Legambiente, giunto quest’anno alla terza edizione. I dati sono stati ottenuti inviando un questionario agli oltre 8.000 mila Comuni italiani e incrociandoli con i dati di GSE, Fiper, Enea oltre che indagini e studi di settore.

I numeri del Rapporto Comuni rinnovabili 2008 sono tutti positivi. Cresce la diffusione nel territorio italiano degli impianti per tutte le fonti e i parametri presi in considerazione. Sono 3190 i Comuni delle rinnovabili in Italia, ossia quelli dove è installato almeno un impianto nel proprio territorio comunale. La crescita è significativa, sono più che raddoppiati con 1928 Comuni in più rispetto al Rapporto del 2007. Il quadro che ne esce fuori è sicuramente positivo, al Sud come al Nord, e anche quest’anno è evidente il ruolo da protagonisti dei Piccoli Comuni. Sul totale dei Comuni rinnovabili 1.664 sono di territori in cui vivono meno di 5.000 abitanti.

L’aspetto più importante da sottolineare è che la scommessa di questi territori, la loro spinta dal basso, si sta rivelando vincente da tutti i punti di vista. In primo luogo da un punto di vista della risposta al fabbisogno energetico: attraverso eolico, geotermico, idroelettrico, biomasse già oggi sono centinaia i Comuni che producono più energia elettrica di quanta ne consumano. Ma questa prospettiva è particolarmente interessante se la si guarda dal punto di vista dei cittadini, perché coloro che hanno installato impianti solari termici e fotovoltaici, che sono collegati a reti di teleriscaldamento, vedono bollette meno salate in Comuni in cui l’aria che si respira è più pulita. Grazie a questi impianti si sono creati nuovi posti di lavoro, portati servizi e creato nuove prospettive di ricerca oltre, naturalmente, ad un maggiore benessere e qualità della vita. Queste realtà hanno capito che investire nelle rinnovabili è una scelta lungimirante e conveniente che può innescare uno scenario di innovazione e qualità nel territorio.

Questi numeri contano anche per far capire che la sfida in cui l’Europa si è impegnata al 2020 è a portata di mano e per l’Italia puntare su un modello di generazione distribuita con un forte ruolo delle fonti rinnovabili è una prospettiva ben più credibile, moderna e desiderabile di quella spinta dagli sponsor del nucleare o del carbone pulito. Ridurre le emissioni di CO2 del 20%, spingendo le fonti rinnovabili in modo da arrivare a soddisfare il 20% dei consumi energetici interni e insieme l’efficienza per ridurre del 20% il fabbisogno al 2020. E’ l’impegno europeo, vincolante, in cui anche l’Italia deve trovare la propria strada. Realizzare quegli obiettivi avrebbe un effetto straordinario non solo in termini di riduzione dei consumi e delle importazioni di fonti fossili, ma anche in termini di innovazione e creazione di posti di lavoro.

Fonte: Legambiente