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Tariffe e compensi per i professionisti: il Governo corregge il tiro sul dl Liberalizzazioni

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La nuova formulazione attenua l’obbligo da parte del professionista di fornire al cliente un preventivo in forma scritta, come previsto dal decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri


Attraverso due emendamenti, firmati da Antonio Malaschini, sottosegretario ai rapporti con il Parlamento, e da Claudio De Vincenti, sottosegretario per lo sviluppo economico, il governo corregge il tiro sull’art. 9 del decreto liberalizzazioni (dl 1/2012), giunto ormai alle battute finali in Commissione Industria al Senato, prima dell’esame dell’aula di Palazzo Madama.

La nuova formulazione dell’art. 9 attenua l’obbligo da parte del professionista di fornire al cliente un preventivo in forma scritta, come previsto invece dal decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri, che avrebbe dato luogo a un illecito disciplinare in caso di inottemperanza.

L’attuale riformulazione dell’articolo 9 del decreto sulle liberalizzazioni prevede comunque l’obbligatorietà del preventivo” ha chiarito la senatrice Simona Vicari, relatrice del decreto sulle liberalizzazioni. “Si tratta adesso di un preventivo di massima, che può essere reso al cliente in forma scritta. Quindi nel nuovo testo del decreto liberalizzazioni presentato in Commissione Industria non viene meno l’obbligo del preventivo per i professionisti”.

Resta, dunque, l’obbligo, seppur più generalizzato, tuttavia la nuova disposizione non richiama a eventuali sanzioni disciplinari. L’emendamento del governo stabilisce che “il compenso per le prestazioni professionali è pattuito al momento del conferimento dell’incarico professionale”. Spetta sempre al professionista rendere noto al cliente “il grado di complessità dell’incarico”, così come deve indicare i dati della polizza assicurativa per i danni provocati nell’esercizio dell’attività professionale.

La nuova disposizione interviene anche per chiarire il compenso del professionista nel caso di liquidazione da parte di un organo giudiziale. Sarà un decreto del ministero vigilante a stabilire entro 120 giorni dall’entrata in vigore della legge i nuovi parametri di riferimento. Mentre un decreto del ministero della Giustizia, di concerto con il ministero dell’Economia, dovrà fissare entro lo stesso termine, i parametri per oneri e contributi alle casse professionali e agli archivi finora basati sulle tariffe.

Di conseguenza, chiarisce l’emendamento del governo: “le tariffe vigenti alla data di entrata in vigore del presente decreto continuano ad applicarsi, limitatamente alla liquidazione delle spese giudiziali, sino all’entrata in vigore dei decreti ministeriali”. Comunque, scaduto il termine dei 120 giorni dall’entrata in vigore della legge sulle liberalizzazioni le tariffe verranno definitivamente abrogate.

Altre importante novità riguarda la composizione delle società tra professionisti (stp). L’emendamento presentato in Commissione Industria, infatti, stabilisce che “il numero dei soci professionisti o la partecipazione al capitale sociale dei professionisti deve essere tale da determinare la maggioranza dei due terzi nelle deliberazioni o decisioni dei soci”.

Di fatto, la nuova disposizione fa chiarezza sul raggio d’azione dei soci non professionisti nella governance delle stp, dopo che la legge di stabilità del novembre scorso (legge 183/2011) prevedeva l’ammissione di soci non professionisti soltanto per prestazioni tecniche, o per finalità di investimento.