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Dalla certificazione alla diagnosi energetica

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Le due modalità operative di “attribuzione della classe energetica di un immobile” e “identificazione delle raccomandazioni per il miglioramento del rendimento energetico degli edifici anche in termini di costi/benefici”


Nell’ambito del processo di certificazione energetica derivante dal recepimento della Direttiva CEE 2002/91 sia a livello nazionale che regionale, è possibile individuare in sintesi due distinte modalità operative che possono essere sintetizzate come “attribuzione della classe energetica di un immobile” ed “identificazione delle raccomandazioni per il miglioramento del rendimento energetico degli edifici anche in termini di costi/benefici”.

Nella terminologia tecnica si parla rispettivamente di certificazione e di diagnosi energetica.

Da un lato la certificazione rappresenta l’insieme di operazioni necessarie per documentare il consumo energetico convenzionale di riferimento di un edificio o di una unità immobiliare, fotografandone il livello prestazionale.

Dall’altro lato, la diagnosi permette di individuare eventuali criticità nelle prestazioni energetiche dell’edificio, dalle dispersioni dell’involucro edilizio al confronto tra i rendimenti medi stagionali degli impianti in esso installati, identificandone possibili valori anomali che comportano necessariamente il ricorso ad interventi migliorativi.

Tali modalità operative possono essere valutate mediante simulazioni per determinare a priori quali siano le strategie progettuali più efficaci, anche sulla base dell’analisi economica dei costi valutati in funzione dei benefici che si otterranno, esplicitati, ad esempio, come tempo di recupero dell’investimento.

Già l’attestato di certificazione energetica dovrebbe intendersi come un documento a contenuto tecnico-informativo includendo anche raccomandazioni per il miglioramento del rendimento energetico in termini di costi-benefici, che permetta ai consumatori di valutare e raffrontare il rendimento energetico dell’edificio.

Allo stato attuale, l’emanazione del D.Lgs. 115/2008 in attuazione della Direttiva Europea 2006/32/CE ha evidenziato in modo esplicito la necessità di attuare attività di diagnosi energetica nel caso di interventi relativi all’Edilizia Pubblica. A questo proposito è necessario ricordare come già a partire da quanto contenuto nel D.Lgs. 192/05, sia previsto che, , anche per gli altri edifici, accanto al dato relativo al rendimento del sistema edificio-impianto, il certificatore debba riportare l’indicazione degli interventi più significativi ed economicamente vantaggiosi per il miglioramento della qualità prestazionale dell’immobile dal punto di vista energetico.

Tuttavia, ad oggi, mentre sono presenti indicazioni normative per determinare la classe energetica, non è definito un procedimento comune per l’individuazione dei più efficaci interventi migliorativi.

L’attività di diagnosi rappresenta uno degli aspetti più importanti conseguenti alla classificazione degli edifici in termini di prestazione energetica, in quanto pone le basi per raggiungere concretamente quegli obiettivi generali che a livello europeo ci si propone in termini sia di contenimento dei consumi energetici ma soprattutto di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra.

La diagnosi energetica si può considerare composta da diverse fasi per la raccolta e la successiva elaborazione dei dati, come evidenziato qui di seguito:

- Sopralluogo: per prendere conoscenza dello stato dell’immobile analizzato, si esplicita attraverso un rilievo dettagliato delle caratteristiche di tutte le strutture che compongono l’involucro edilizio nonché di tutti gli aspetti impiantistici in esso contenuti;

- Consumi storici: intesi come la media dei consumi reali dell’immobile riferita agli anni precedenti e ritenuti molto utili per meglio comprendere, nelle stesse condizioni di utilizzo, quali siano le effettive esigenze di fabbisogno dell’edificio, non necessariamente corrispondenti a quelle individuate, su base convenzionale, nella fase di certificazione energetica;

- Fabbisogno dell’involucro: calcolato sulla base di modelli coerenti con le norme o le metodologie specificatamente richiamate da Leggi regionali/nazionali in materia, tiene conto degli apporti gratuiti di calore determinati sia in relazione ad eventuali fonti interne che in funzione dalla radiazione solare;

- Consumi di energia primaria: determinati in funzione delle caratteristiche tecniche delle diverse componenti impiantistiche e confrontati con il consumo teorico calcolato come applicazione dei rendimenti di produzione, di distribuzione, di emissione e di regolazione al fabbisogno energetico dell’edificio;

- Simulazioni: valutazione comparativa di differenti ipotesi progettuali per consentire la scelta di quelle più rispondenti alle esigenze di miglioramento della qualità prestazionale dell’immobile considerato, anche in termini economici in funzione di un’attenta analisi costi/benefici.

- Interventi: sulla base dei risultati derivanti dalla simulazione che tiene conto solamente degli interventi ‘consigliati’ si possono individuare anche eventuali cambiamenti di classe dell’edificio.

Sulla base di queste considerazioni, appare evidente l’estremo interesse verso l’utilizzo di strumenti che consentano di effettuare simulazioni efficaci, ma sufficientemente semplici, per gli interventi di riqualificazione e che risultino affidabili dal punto di vista del calcolo del risparmio generato dall’intervento e dalla stima dei costi. Applicazioni di questo tipo finalizzate al supporto alle decisioni del singolo operatore, sia per la valutazione degli interventi da parte di organi di controllo e di validazione (nel caso, ad esempio, dell’erogazione di incentivi ed agevolazioni), stanno sviluppandosi lentamente, ma sarebbero auspicabili nell’ottica del conseguimento degli obiettivi nazionali ed europei.

Anna Magrini - Luca Beraghi
Dipartimento di Ingegneria Idraulica e Ambientale, Università degli Studi di Pavia