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Detrazione del 55%, Anit chiede di garantirla anche con i prestiti

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Necessario fornire aiuti sotto forma di prestito, da ripagare con quanto verrebbe detratto grazie al 55%, per chi volesse intraprendere degli interventi ma non ha a disposizione la necessaria liquidità


Riportiamo qui di seguito una nota della presidente dell’Anit, Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico, ing. Valeria Erba sugli incentivi del 55% in edilizia:

I vantaggi apportati dagli incentivi del 55% allo Stato e all’occupazione del Paese risultano evidenti dal resoconto effettuato dal Gruppo Efficienza energetica dell’ENEA presentato in varie occasioni, tra cui il convegno Anit Fast sulla nuova EPBD svoltosi a Milano il 5 ottobre 2010. I ritorni non sono solo ambientali ma anche sociali ed economici.

Per quanto riguarda gli aspetti ambientali se la nuova EPBD ci impone edifici di nuova costruzione ad energia quasi zero entro il 2020, gli accordi precedenti ci obbligano a riduzioni effettive e tangibili fin da ora. Gli edifici sono responsabili del 40% del consumo globale di energia dell’Unione per cui risulta fondamentale preparare soprattutto gli edifici esistenti a rispondere meglio alle richieste future.

La riduzione del 6,5% delle emissioni inquinanti dal 1990 al 2012 è una prospettiva molto ambiziosa e come Anit crediamo che tutti i possibili aiuti debbano essere presi in considerazione.

Valutare oggi quanto questi incentivi abbiano aiutato al rispetto del Protocollo di Kyoto non ha molto senso, poiché questo provvedimento riguarda solo 3 dei 20 anni trascorsi dalla data della sottoscrizione del protocollo.

Tuttavia risulta importante tenere conto dei numeri e dei risultati che si sono raggiunti:
- 591.800 interventi di riqualificazione dal 2007 a maggio 2009 circa.
- 4.418 GWh di risparmio energetico
- 940.000 ton di CO2 non emessa
- una foresta con 94.000.000 di alberi!!

È facile scontrarsi con chi non ritiene corretto incentivare certi tipi di intervento, ma risulta altrettanto facile capire i motivi per cui questi interventi si sono realizzati in numero così elevato. La sostituzione dei serramenti e degli impianti sono tra i lavori di riqualificazione più gettonati e il beneficio che apportano è percentualmente equiparabile al costo e alla complessità dell’opera.

Risulta altresì importante ricordare che proprio la semplicità è stato il punto di forza di questi incentivi, il confronto diretto tra le caratteristiche del componente da installare e i requisiti necessari per accedere alle detrazioni fiscali ha spinto gli utenti a richiedere questo tipo di opere di riqualificazione.

Interventi più significativi sono fondamentali per aumentare la quota di energia risparmiata e di CO2 non emessa, il rifacimento di interi involucri esterni aiuterà il raggiungimento della quota del 6,5 % di riduzioni di CO2 richiesta dal Protocollo di Kyoto, magari non nei tempi previsti (2012), comunque in tempi relativamente brevi. Non tutti però sono in grado di sostenere determinate spese.

Concordiamo con Finco (Federazione Industrie Prodotti Impianti e Servizi per le Costruzioni) sulla necessità di poter fornire degli aiuti, sotto forma di prestito da ripagare con quanto verrebbe detratto grazie al 55%, per chi volesse intraprendere degli interventi ma non ha a disposizione la necessaria liquidità. Questo permetterebbe di affrontare anche opere importanti dal punto di vista economico, ma altrettanto importanti dal punto di vista energetico ambientale.

In quest’ottica risulta anche fondamentale fornire a tutti l’opportunità di detrarre e quindi dare la possibilità di scelta del numero di anni in cui poter ripartire le quote: se l‘intervallo proposto nel 2007 è risultato complesso da gestire, si propone una scelta fissa tra 3, 5 o 10 anni.

Il concetto di detrazione fiscale rimanda ovviamente al concetto di mancato guadagno dello Stato, ma questo non è oggettivamente corretto nel caso degli incentivi del 55%.

Secondo l’analisi effettuata dal Cresme per Enea, su un costo dell’investimento di 11.100 milioni di euro la detrazione e quindi “perdita” per le casse dello Stato sarebbe di 6.110 milioni di euro: in realtà i ritorni monetari, valutati sulla defiscalizzazione del 55% per gli interventi effettuati tra il 2007 e il 2010, risultano di 3.100 milioni di euro per il risparmio cumulato per la bolletta energetica più 3.150 milioni di euro per il gettito aggiuntivo dovuto all’emersione del nero, andando così in pareggio con quanto calcolato per la detrazione. Inoltre non sono indifferenti anche 4.310 milioni di euro di aumento del valore degli immobili riqualificati.

Altro aspetto economico di riguardo è la possibilità di ridurre le multe ”salate” che la Comunità europea si prepara a farci pagare per il mancato raggiungimento degli obiettivi condivisi.

Non dimentichiamoci infine che il provvedimento, nato 4 anni fa, ha garantito e aumentato il lavoro di moltissime persone, è stato di incentivo all’innovazione per raggiungere livelli sempre più prestazionali, ha portato allo sviluppo e divulgazione dei Green job e della Green economy e non meno importante ha aiutato alla divulgazione del concetto di edifici a basso consumo e a basse emissioni inquinanti, facendo conoscere ancora meglio agli utenti finali l’importanza della certificazione energetica.

Come Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico ed acustico che da 25 anni si occupa di risparmio energetico e comfort, tenuto conto della imminente revisione della legislazione nazionale per l’attuazione della nuova direttiva europea EPBD, considerato che gli edifici di nuova costruzione sono una percentuale minima del patrimonio edilizio del nostro Paese e che comunque questi immobili dovranno a breve ”nascere” come edifici ad energia quasi zero, riteniamo quanto mai fondamentale agire sul patrimonio esistente.

Anche noi ci auspichiamo che la riqualificazione energetica possa diventare la norma e la regola del nostro paese, ma la realtà è ben diversa e, in un periodo di crisi economica come questo, riteniamo che sia ancora più importante aiutare questo tipo di interventi e dare la possibilità a tutti di poterli portare avanti.

Incentivi ed eco-prestiti potrebbero andare a “braccetto” e rientrare in uno stesso provvedimento che permetta all’utente di attuare l’uno e l’altro con una stessa pratica, di facile attuazione e senza rischi ed esborsi economici eccessivi.

Il provvedimento degli incentivi del 55% come è attualmente, resta per noi un punto fermo per la semplicità e l’applicabilità. Per poter andare incontro alle esigenze della Comunità europea sarebbe forse auspicabile che venga premiato chi più si avvicina al concetto di “casa ad energia quasi zero” prevista per la nuova EPBD, resta il fatto che “chi ben comincia è a metà dell’opera”.