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Emilia-Romagna: dove si investe per la ripartenza?

Lavori pubblici di
Emilia-Romagna: dove si investe per la ripartenza?
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Ben centocinque i Comuni dell’Emilia-Romagna coinvolti in 83 progetti per un investimento pubblico complessivo di quasi 27 milioni di euro

La Regione Emilia-Romagna ha varato un importante programma di investimenti, con l’obiettivo di aiutare i territori a uscire dalla crisi causata dall’emergenza sanitaria in corso. Andiamo a scoprire di cosa si tratta.

Il Programma mette nel mirino i territori appenninici delle province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Forlì-Cesena, Ravenna e le aree interne del Basso Ferrarese: 14,7 milioni di euro stanziati direttamente dal bilancio regionale (e che potranno coprire fino al 95% del costo dell’intervento) per sostenere la ripartenza di aree che per le loro caratteristiche geografiche, fisiche, socio-economiche rischiano di pagare un prezzo particolarmente alto alla pandemia.

105 i Comuni coinvolti in 83 progetti, dei quali un terzo già cantierabili, per un investimento pubblico complessivo di quasi 27 milioni di euro.

Si completa così il “Programma straordinario per i territori colpiti dalla pandemia e aree montane e interne”, sostenuto dalla Regione con uno stanziamento complessivo di 40 milioni di euro, di cui 26 già assegnati ai Comuni delle province di Piacenza e Rimini e al Comune di Medicina, nel Bolognese, ex zone rosse durante la prima ondata pandemica del 2020: qui sono già  stati sostenuti 116 interventi, per un investimento generato di 35 milioni. L’attuazione del Programma, come previsto dalla Legge regionale 5/2018, si basa su un processo di co-decisione con i territori e con gli Enti locali, beneficiari delle risorse regionali, per identificare interventi in grado di innescare processi di sviluppo locale a beneficio dei territori e delle comunità. Complessivamente, compresa la quota di co-finanziamento degli enti locali, i 40 milioni regionali portano a un investimento totale di 62 milioni di euro e all’avvio di 200 cantieri.

Puntare sulla crescita sostenibile, dunque, e creare concrete opportunità di lavoro, migliorando allo stesso tempo la rete dei servizi e rispondendo ai bisogni delle comunità locali.

Presentato oggi a Bologna in videoconferenza stampa dalla assessora regionale alla Montagna, aree interne e programmazione territoriale, Barbara Lori, insieme al sottosegretario alla Presidenza della Giunta, Davide Baruffi, il pacchetto di interventi è stato messo a punto in pochi mesi grazie  alla stretta collaborazione tra la Regione e le stesse amministrazioni locali.

I progetti e le risorse per provincia

Sono 16 i progetti che interessano la montagna parmense, per un contributo di 2 milioni e 490 mila euro; 11 quelli nel Reggiano, grazie a uno stanziamento di 1 milione e 242 mila euro. Nell’Appennino modenese sono stati concessi 1 milione e 922 mila euro di contributi per 13 interventi, mentre in provincia di Bologna ne sono stati finanziati 22 con 4 milioni e 295 mila euro. Nel Forlivese-Cesenate gli interventi sono 11, a fronte di un contributo di 1 milione e 871 mila euro. Nel Ravennate è previsto un intervento per 456.209 euro. Infine, 9 interventi nell’area interna del Basso Ferrarese: 2 milioni e 449mila euro il contributo.

La tabella di marcia

Il percorso seguito ha visto la convocazione, a settembre scorso, delle Conferenze territoriali (una per ogni provincia interessata, con lo scopo di evidenziare le necessità dei singoli territori), seguite a novembre dall’apertura del bando per la raccolta dei progetti. Già dalle prossime settimane è prevista la partenza degli interventi, la cui attuazione dovrà avvenire entro il dicembre 2022. A poco più di sei mesi dall’atto di indirizzo votato all'unanimità in Assemblea legislativa, grazie a due bandi per complessivi 40 milioni di euro, entra dunque nella fase operativa uno dei provvedimenti voluti dalla Giunta regionale guidata dal presidente Stefano Bonaccini per le aree più fragili e più duramente messe alla prova dalla pandemia.

I settori di intervento

83 domande per 105 Comuni interessati. Un po’ meno della metà delle amministrazioni ha scelto una delle forme di aggregazione incentivate dal bando, o attraverso la designazione di un Comune capofila, o con la presentazione dei progetti da parte delle Unioni di Comuni, oppure presentando un piano di sviluppo dell’ambito dell’Unione di appartenenza. Quasi la metà delle domande propongono investimenti in ristrutturazione, adeguamento sismico e di accessibilità di edifici pubblici, spazi collettivi, anche sanitari, spazi di aggregazione urbani. Un terzo è dedicato alla ciclabilità, al decoro e qualità urbana, agli spazi (parcheggi, accessi sicuri) a servizio di edifici pubblici e scuole. Un quarto è destinato alla manutenzione straordinaria e messa in sicurezza di strade comunali. Non mancano progetti per la riqualificazione di edifici storici e di interesse culturale.