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Legambiente denuncia il rischio di un nuovo condono

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“Questa sanatoria, giustificata come necessaria per far partire la ricostruzione nelle zone del centro Italia a ben 22 mesi dal sisma del 2016, crea un pericoloso precedente”

Legambiente non ci sta: “Il primo provvedimento del ‘Governo del cambiamento’ prevede il vecchio e abusato condono edilizio, votato anche dall'opposizione in Senato, che ha approvato il decreto terremoto e l’emendamento salva abusi. In questo modo si riaprono i termini di quello che speravamo fosse l’ultimo sciagurato condono edilizio del 2003”, dichiara Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale.

“Questa sanatoria, giustificata come necessaria per far partire la ricostruzione nelle zone del centro Italia a ben 22 mesi dal sisma del 2016, crea un pericoloso precedente per ogni intervento ricostruttivo a seguito di calamità naturali,che purtroppo in Italia sono sempre frequenti. E soprattutto apre un varco per sanare anche i ben più gravi e pericolosi abusi edilizi compiuti ad Ischia, colpita dal sisma nel 2017. Si tratta di una soluzione illusoria e sbagliata per un Paese bello e soprattutto fragile come l’Italia”.

“Inoltre, mentre si reitera il condono, non viene messo in campo nessuno strumento per far fare un salto di qualità nella prevenzione e per migliorare l’organizzazione della Pubblica Amministrazione, a partire dai Comuni, che deve far fronte all’emergenza”.

“Oggi - aggiunge Zanchini - la ricostruzione nelle zone terremotate è in forte ritardo e per farla decollare servono soluzioni di altro tipo a partire da interventi che mettano al centro la trasparenza, l’innovazione, la qualità del lavoro e la partecipazione dei cittadini. La popolazione colpita dal sisma ha diritto ad avere una ricostruzione celere e di qualità”.

E in attesa che il decreto terremoto arrivi a metà luglio in discussione a Montecitorio, Legambiente chiede ai deputati un’assunzione di responsabilità affinché si modifichi il provvedimento cancellando l’emendamento che riapre i termini del condono edilizio del 2003. Se è vero che gli abusi che si vogliono sanare sono stati ereditati, vecchi di decenni, la data del 2003 copre abbondantemente i lavori di ristrutturazione fatti precedentemente.

Inoltre l’associazione ambientalista chiede che venga prevista anche la creazione di una banca dati che raccolga le informazioni sullo stato del territorio e del costruito e introdotto, anche in via sperimentale, il libretto di fabbricato. A fronte di ingenti risorse pubbliche destinate alla ricostruzione, è bene attrezzarsi con uno strumento che attesti la classificazione sismica ed energetica degli edifici oggetto di intervento e che racconti nel tempo gli interventi realizzati, al fine di garantire la messa in sicurezza e la sostenibilità del patrimonio edilizio nel medio e lungo periodo.