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L’Oice non ci sta, le nuove NTC danneggiano i professionisti

Sicurezza e Sistemi di Protezione di
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Il presidente Scicolone: “Incongrua e limitativa la riserva prevista a favore dei laboratori di prova e in danno di professionisti, studi e società di ingegneria”

L’OICE, l’Associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria, prende posizione sul tema dei controlli tecnici sulle strutture esistenti ed in particolare sul tema delle indagini in situ, disciplina modificata con l’aggiornamento delle norme tecniche delle costruzioni di marzo (NTC 2018) che limitano la possibilità di eseguire prelievi ai soli laboratori certificati, non consentendo più a professionisti, studi e società di effettuare i prelievi e le indagini sui materiali, i cui risultati dovevano comunque essere analizzati dai laboratori di prova.

Per il Presidente OICE, Gabriele Scicolone, "le modifiche introdotte mettonoa serio rischio la possibilità di svolgere i controlli e le valutazioni di sicurezza sulle costruzioni esistenti. La norma infatti riserva ai soli laboratori di prova lo svolgimento di indagini sulle costruzioni esistenti, rinunciando alle professionalità che si sono sviluppate all’interno delle nostre società e degli studi professionali negli ultimi venti anni”.

Per il Consigliere Giorgio Lupoi, “con l’OPCM 2003 e successivamente con le norme tecniche del 2008 (le NTC 2008) sono stati compiuti i primi passi per la messa in sicurezza del patrimonio esistente. Per la prima volta in Italia sono state definite le procedure per la verifica delle costruzioni esistenti, edifici e ponti, che richiedono l’analisi dello stato dei luoghi, il recupero delle informazioni progettuali e della costruzione, la verifica delle informazioni disponibili, l’esecuzione di campagne di indagine per la caratterizzazione dei terreni e dei materiali. Sono tutte attività che l’ingegneria organizzata ha svolto con professionalità negli ultimi anni contribuendo alla diffusione della cultura della prevenzione”.

Per Scicolone non sono da poco i problemi che potrebbero derivare, “se si tiene conto che il solo stock abitativo nazionale è di oltre 12 milioni di edifici, mentre i laboratori certificati sono oggi circa un centinaio. Se è quindi condivisibile lo spirito di perseguire la qualità, l’incongrua nuova limitazione all’esecuzione dei prelievi raggiunge il solo risultato di diminuire la forza lavoro e potrebbe mettere in crisi l’intero processo di valutazione della sicurezza del patrimonio esistente. E tutto ciò è di particolare rilievo, come dimostrano i recenti fatti di cronaca. Ed attenzione, qui non si parla di eseguire le analisi, attività assolutamente in capo ai laboratori di prova, come sempre è stato, ma di impedire ad ingegneri di eseguire i 'prelievi', attività tipica del lavoro di professionisti, studi e società di ingegneria quando svolgono l’attività di Direttori Lavori. Non è chiaro, quindi, quale obiettivo si sia voluto perseguire con tale modifica”.

Per l'OICE occorre intervenire con “un'ipotesi più efficace - conclude Lupoi - che potrebbe essere quella di richiedere a tutti gli operatori economici che operano nel settore di seguire procedure e controlli adeguati ad assicurare e garantire il risultato. Procedure e controlli definiti da organismi di normazione tecnica e certificati da enti terzi”.