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Ripartono gli investimenti, ma quelli nel settore delle costruzioni rimangono deboli

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La società Prometeia ha presentato a Bologna il Rapporto di Previsione (Gennaio 2015) sulle prospettive di breve-medio termine dell’economia


La ripresa dell’economia si consolida nel 2015, nell’ultimo trimestre Pil +1,3%. nella media dell’anno +0.7%. Oltre i consumi, ripartono gli investimenti ma quelli nel settore costruzioni rimangono deboli.

Tutto quanto accaduto negli ultimi tre mesi ha una netta intonazione positiva, nella direzione di innalzare i ritmi di crescita. Il controshock petrolifero, il deprezzamento del cambio, la politica monetaria ulteriormente espansiva (il QE) si vanno a sommare ai fattori di sostegno alla ripresa che già si delineavano in ottobre, ossia una politica fiscale e una politica creditizia non più restrittive.
Ma… c’è il ma dei sette anni di crisi che abbiamo alle spalle che hanno modificato talmente il contesto di riferimento da sgretolare le certezze e i modelli di comportamento passati di famiglie e imprese.
I tempi con cui gli effetti positivi si manifesteranno potranno essere più lenti rispetto al passato, ma alla fine prevarranno più che compensando gli impulsi di segno negativo.

Il preconsuntivo sugli ultimi mesi del 2014, infatti, non è del tutto positivo. Le cadute di produzione industriale di settembre e ottobre, inattese nella misura, oscurano il rimbalzo positivo di novembre e fanno prevedere che, sia pure in rallentamento, la caduta di produzione sia proseguita anche nel quarto trimestre dell’anno (-0.4 per cento sul precedente). Con l’emergere dei segni di risveglio delle esportazioni, il Pil avrebbe smesso di cadere ma, a fronte di una lieve ripresa che Prometeia prevedeva a ottobre, ciò lascia una eredità negativa al 2015.

La politica fiscale, definitivamente approvata nella Legge di Stabilità per il 2015 appare depotenziata nei suoi effetti espansivi rispetto a quanto Prometeia aveva immaginato a ottobre. Non solo perché l’ammontare di risorse effettivamente messo in campo è limitato (5.8 mld euro) ma soprattutto perché la composizione della manovra si affida poco alla spesa diretta (investimenti, soprattutto) e più al sostegno del reddito disponibile degli operatori, ed è quindi più soggetta al rischio che le risorse messe a disposizione non vengano effettivamente spese.

Anche la cautela delle banche nell’erogare credito all’economia è proseguita nei mesi finali dello scorso anno e, a fronte di una domanda ancora debole, ha mantenuto in caduta l’erogazione di prestiti all’economia.

A fronte di questi elementi dello scenario che potrebbero indurre a una maggiore cautela, e a far rivedere verso il basso le previsioni di crescita per quest’anno, sta la forza delle buone notizie. Innanzitutto il crollo del prezzo del petrolio. Prometeia ritiene che ciò significhi circa 13 miliardi in più in termini di reddito disponibile delle famiglie nel 2015, l’1.3 per cento: un ammontare di risorse aggiuntive tutt’altro che trascurabile che non tarderà a manifestarsi in una maggiore spesa per consumi e in un incremento del Pil.
Quel deprezzamento del cambio atteso sin dall’inizio dello scorso anno, come riflesso della desincronizzazione delle politiche monetarie fra le due sponde dell’Atlantico, si è finalmente avviato quando gli interventi in chiave espansiva della Bce si sono fatti ancora più decisi. Non solo, ma il deprezzamento che si sta realizzando è superiore alle attese ed è quindi in grado di generare impulsi positivisulla crescita delle esportazioni nonostante un aggravamento della recessione in Russia e l’acuirsi delle difficoltà in molti paesi emergenti.

Gli effetti espansivi dello scenario descritto si rafforzeranno nel corso del 2016, quando la crescita del Pil raggiungerebbe l’1.4 per cento, per poi proseguire su ritmi analoghi sino al termine del 2017.

Una ripresa trainata da esportazioni e consumi, mentre gli investimenti si risolleveranno più gradualmente, una volta che la crescita della domanda aggregata si sarà consolidata. Favorita dalle misure di riduzione del cuneo fiscale, l’occupazione tornerà a crescere, anche se il processo di riduzione della disoccupazione procederà con lentezza e il tasso di disoccupazione sarà ancora superiore all’11 per cento nel 2017.

In questo contesto sembra probabile che gli investimenti riprendano ad aumentare già dai primi mesi del 2015, con effetti visibili soprattutto nei dati del prossimo anno.
La correzione al ribasso degli investimenti in costruzioni è attesa proseguire ancora per qualche trimestre. La ripresa dovrebbe materializzarsi sul finire dell’anno in corso e procedere nei prossimi due con una relativa gradualità trainata dalla componente non residenziale che beneficerebbe anche del piano messo a punto dalla Commissione Europea.