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Case Green: quanto ci costerà la Direttiva europea?

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Case Green: quanto ci costerà la Direttiva europea?
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Un rapporto promosso da CRESME, Fondazione Symbola, Assimpredil Ance ed European Climate Foundation fa il punto sulla sfida della Direttiva Case Green

La nuova Direttiva europea “Case Green” ci impone di migliorare di almeno due classi energetiche gli edifici in classe G, entro il 2027 per i fabbricati pubblici ed entro il 2030 per quelli privati. Ma quanto ci costerà questa mastodontica riqualificazione energetica? È una delle domande a cui risponde il rapporto “Il valore dell'abitare. La sfida della riqualificazione energetica del patrimonio edilizio italiano” promosso da CRESME, Fondazione Symbola, Assimpredil Ance ed European Climate Foundation. Scopriamo di più.

Lo stock edilizio nazionale, stimato al 2022, è di 12.539.173 edifici residenziali, che ospitano un totale di 32.302.242 abitazioni, di cui il 78,4% circa (25.324.854 abitazioni) è occupato da famiglie residenti. Un numero considerevole, che rende l’Italia primo paese in Europa per numero di case per 1000 abitanti: se usiamo i dati dello stock abitativo dell’ISTAT, in Italia risultano 599 abitazioni ogni mille abitanti contro una media europea di 506, seguono Portogallo (582), Norvegia (579), Finlandia (576) e Francia (566). Un primato che evidenzia la centralità delle politiche per la casa nel nostro Paese, soprattutto alla luce di una graduale perdita di valore dello stock edilizio, specialmente nelle aree periferiche, dovuta al fatto che il 72% degli edifici ha più di 43 anni ed è stato costruito prima della legge sull’efficienza energetica (L. n.373/76) e che il 68,5% delle abitazioni hanno una classe energetica compresa tra la E e la G.

Il report dimostra che basterebbe far salire di sole 2 classi energetiche il patrimonio edilizio residenziale per consentire la riduzione media del 40% della bolletta di una famiglia, pari a un risparmio annuo di 1.067 euro ai costi del 2022 e allo stesso tempo un incremento del valore delle abitazioni. Una casa ristrutturata, come evidenziato nella ricerca, vale infatti mediamente il 44,3% in più di una casa da ristrutturare. Incremento che arriva al 50,8% fuori dalle aree metropolitane in luoghi non turistici, mentre nelle periferie, nelle corone delle aree metropolitane le case ristrutturate valgono il 40,5% in più di quelle non ristrutturate. Si tratta di aree dove si concentra la fascia più debole dal punto di vista energetico del patrimonio edilizio ed economicamente più fragile della popolazione.

Le conseguenze per il settore costruzioni

La forte crescita degli investimenti attivati dagli incentivi fiscali dell’ultimo triennio ha di fatto determinato la crescita occupazionale nell’edilizia, attivando una media annua di oltre 639 mila occupati diretti, che salgono a oltre 959 mila considerando anche l’indotto. I soli lavori di riqualificazione energetica hanno generato una media annua di 371 mila occupati diretti e 556 mila occupati nella filiera. Nello stesso periodo le costruzioni, settore storicamente basso nelle classifiche sulla competitività, hanno sperimentato l’aumento maggiore della produttività oraria nel quadro economico: rispetto alla media del triennio pre-crisi (2017-2019), il dato del 2022 certifica una crescita della produttività oraria del +9,2%, mentre il totale dell’economia segna un incremento di “appena” il +2,8%.

Il settore delle costruzioni coinvolge e attiva numerosi altri soggetti che definiscono la filiera “lunga” o allargata delle costruzioni. In primo luogo tutti i soggetti che svolgono servizi progettuali, ovvero studi di architettura, di ingegneria e di altre attività tecniche attinenti. Nel 2021 se ne contano oltre 226 mila e i relativi addetti sono più di 321 mila. A questi si aggiungono i produttori dei materiali utilizzati nel processo realizzativo o nelle attività di manutenzione del manufatto, quantificati, nel 2021, in 37.710 imprese e oltre 225 mila addetti; le imprese attive nella commercializzazione dei prodotti, all’ingrosso e al dettaglio, pari a più di 37 mila, con una capacità occupazionale di poco meno di 153 mila addetti in media annua; e ancora il vasto insieme degli intermediari, che comprende i soggetti che svolgono attività di mediazione immobiliare, amministratori di condomini, studi notarili, quantificati in più di 248 mila imprese e quasi 308 mila addetti. Infine si possono considerare facenti parte della filiera anche le attività di noleggio di macchine e attrezzature per lavori edifici e infrastrutturali, i servizi integrati di gestione agli edifici e altre attività specializzate per la cura di edifici, impianti, paesaggio, ovvero oltre 23 mila imprese e 171 mila addetti. Nel complesso si definisce un sistema dell’offerta quantificato in più di 1 milione di imprese e oltre 2,6 milioni di addetti, che corrispondono al 24% e 15% del complessivo sistema dell’offerta nazionale.

L’obiettivo sfidante di far scendere il consumo medio dell’intero patrimonio edilizio del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035 deve rappresentare per il Paese un'occasione per creare lavoro, sviluppare nuove competenze e dare nuovo impulso alla filiera edilizia, motore della crescita economica interna. Si stima infatti che ogni miliardo di euro di investimenti in costruzioni produca un valore aggiunto di un miliardo e 100 milioni e un effetto diretto e indiretto sull’occupazione di 15.132 nuovi posti di lavoro. In questo senso, gli obiettivi dell’EPBD (la Direttiva Case Green) costituiscono uno stimolo importante per lo sviluppo della filiera delle costruzioni, la diffusione di soluzioni impiantistiche come le pompe di calore elettriche anche in abbinamento con geotermico e fotovoltaico e nel mondo della progettazione la crescita del ruolo della termotecnica nella definizione delle scelte progettuali e costruttive. L’elettrificazione dei consumi favorirà il processo di crescita delle comunità energetiche e la creazione di figure professionali necessarie all’industria edilizia e dell’efficienza energetica.

 

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