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La Regione Liguria presenta il nuovo Piano Casa e l’Inu manifesta la propria preoccupazione

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Il piano casa diventa permanente, dando un orizzonte più ampio alle iniziative di imprenditori, amministratori e cittadini, ma secondo l’Inu rende la deroga e l’eccezione una regola


La Giunta regionale ha varato la sua proposta di nuovo Piano Casa che passerà a breve all'esame del Consiglio. Una delibera sintetica, in 11 punti, che introduce importanti novità in un settore ancora bloccato dalla crisi economica e che potrebbe invece fare da volano alla ripresa, come negli intenti della legge nazionale del 2009.

E alla norma nazionale ha fatto riferimento l'assessore Marco Scajola presentando il provvedimento. “Vogliamo dare piena attuazione alla legge che all'articolo 1 qualificava il piano casa come misura di contrasto alla crisi economica. Fino ad oggi però in Liguria abbiamo avuto un piano zoppo, di difficile comprensione, che avvantaggia solo chi può permettersi di affrontare lunghi iter burocratici, che lascia spazio all'interpretazione e ai furbetti. Il nostro piano non dà adito a confusioni e interpretazioni di comodo. Siamo orgogliosi di questa iniziativa. Un piano casa per tutti, permanente e non più provvisorio, che dà più certezze e più lavoro al comparto edile. Le imprese potranno programmare meglio la loro attività e i cittadini potranno decidere gli interventi per le proprie abitazioni sulla base di un provvedimento frutto di una legge e non di norme provvisorie”.

Il piano casa diventa dunque permanente: non prevede un periodo circoscritto di validità e dà quindi un orizzonte certo e più ampio alle iniziative di imprenditori, amministratori e cittadini.

Altri punti generali che chiariscono la direzione indicata dalla Giunta sono: l'aumento della possibilità di ampliamento da 170 metri a 200 metri cubi, in proporzione all'edificio esistente; gli incentivi in cubature aggiuntive previsti per demolizione di edifici in aree a rischio esondazione o frana e conseguente ricostruzione in luoghi sicuri;  l'abrogazione delle norme tecniche che limitano la progettazione degli interventi; l'applicazione anche agli edifici condonati, fino a oggi esclusa dall'attuale normativa; l'estensione dell'opportunità di riqualificazione anche ai territori delle aree protette, sotto il controllo degli enti parco.

I comuni devono adeguare i loro piani urbanistici (i Puc) in modo da permettere la riqualificazione in conformità ai principi e alle misure di premialità previsti dal piano. Questo non significa, precisa Scajola, che i comuni perdano autonomia in materia, anzi: “Adottando il piano casa attraverso le modifiche al Puc i comuni potranno specificarlo, ampliarlo, adattarlo al territorio”.
Considerazione analoga per il ruolo dei parchi: “Il piano va in deroga solo ai puc, non alle normative ambientali e paesaggistiche. Non vogliamo né possiamo ‘cementificare i parchi’. Il piano casa è esteso a tutti i parchi liguri, ma spetta all'ente gestore dell'area protetta la valutazione e la decisione”.

La proposta del nuovo Piano Casa però suscita la preoccupazione dell’Istituto Nazionale di Urbanistica. Il Piano elaborato dalla Giunta regionale, secondo l’Inu, si configura come un vero e proprio superamento dell’ordinaria pianificazione urbanistica in Liguria.

Se il provvedimento dovesse venire approvato così come è stato costruito dall’esecutivo regionale verrebbe ad essere istituzionalizzata la sostanziale deregolamentazione della densificazione di zone urbane anche di pregio. Stesso effetto di facilitazione si avrebbe per la progressiva lottizzazione delle aree extraurbane, siano esse di presidio che agricole, anche attraverso il trasferimento di volumi da altre parti di città, a condizione di convenzionare la realizzazione delle dovute opere di urbanizzazione con il Comune (con l’aggravante che la Regione avoca a sé l’approvazione delle varianti ai PUC in attesa dell’adeguamento alla nuova normativa da parte degli stessi Comuni). Ci sarebbe inoltre la sostanziale deregolamentazione degli interventi in porzioni di territori prima esclusi come i parchi che possono costituire, in particolare in riferimento alla possibilità di agire sulle pertinenze senza vincoli di destinazione d’uso, un bacino di edificabilità significativo stante le caratteristiche dell’edificato ligure. Si configurerebbe infine una sostanziale libertà di agire senza limitazioni anche su edifici condonati.

Si tratterebbe di una cura energizzante di un comparto edilizio regionale già sovradimensionato e che fa anche supporre la volontà di legittimare alcune operazioni (in particolare sulla costa) rimaste finora al palo, cura inopportuna perché agisce in un territorio fragile ma di qualità straordinarie già messo a dura prova da usi sconsiderati. Un intervento che rende la deroga e l’eccezione regola e struttura, data la sua configurazione che non prevede limiti temporali.

Per l’Inu si tratta di una scorciatoia per aggirare quello che viene vissuto dal nuovo esecutivo regionale come un eccesso di regolazioni stratificatesi nel tempo e rette da procedure troppo complicate che, calate in un contesto recessivo come quello attuale, hanno determinato una risposta tanto invasiva e aggressiva.

La sfida maestra rimane invece quella di mettere mano a una faticosa ma potenzialmente proficua attività di elaborazione, proposta e diffusione di diversi modelli di governo, tutela e valorizzazione della qualità del nostro territorio, che contempli anche la semplificazione, ma in un contesto ordinario e non derogatorio.