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Crepe nei muri? Ascolta i tecnici di Solid Project

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Crepe nei muri? Ascolta i tecnici di Solid Project
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Quando si ha un problema di crepe nei muri, è bene rivolgersi agli esperti

Un espertissimo Ingegnere di Solid Project, che opera nella zona di Ancona, Senigallia, ha voluto scrivere degli articoli riguardanti i cedimenti strutturali.

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CEDIMENTI: CAUSE E RIMEDI

2° parte

Riprendo l’articolo del numero precedente, nel quale era stata presentata la problematica dei cedimenti fondali negli edifici.

Nello scorso numero avevo parlato dell’essiccamento dei terreni argillosi; oggi vediamo di approfondire una delle aggravanti di questo fenomeno: la presenza di alberi di alto fusto in vicinanza della casa.

La “vicinanza” va rapportata al tipo di albero: non si può pertanto parlare, in maniera semplicistica, di una distanza di sicurezza uguale per tutte le specie di piante, ma di una distanza in funzione dell’estensione dell’apparato radicale di ogni singolo albero; direi che gli estremi possano essere rappresentati dagli ulivi (con un apparato radicale limitato) e dalle querce (con un apparato radicale che si spinge anche a decine di metri dalla base del tronco).

In ogni caso, si può dire che gli alberi, attraverso le loro radici, continuano ad asportare dal terreno l’acqua residua anche in presenza di periodi siccitosi, andando a trovare sostentamento, con le loro ultime propaggini, sotto le fondazioni delle case e sotto i pavimenti del piano terra, là dove si è mantenuto più alto il contenuto igrometrico dei terreni, anche in periodi siccitosi, tanto più se i terreni (come capita di frequente di riscontare nelle ex case coloniche) erano stati resi molto “grassi” per i liquami degli animali, una volta presenti al piano terra.

Fra gli alberi “corresponsabili” dell’accelerazione dell’essiccamento delle fondazioni delle case rurali marchigiane ho trovato spesso i mori (detti anche gelsi), molto spesso presenti in prossimità dello spigolo sud-ovest, mentre in Abruzzo i responsabili dei cedimenti sono molto più spesso i pini; ma anche gli abeti, le querce, le thuje, gli eucalipti, i cipressi, le acacie, le palme e le magnolie sono state corresponsabili di cedimenti, non solo nelle case di campagna, ma anche nelle periferie di paesi e città di tutte le regioni d’Italia. 

Gli ulivi, invece, come già anticipato, presenti in gran numero nell’Italia centrale e meridionale, sono invece molto poco invasivi e molto raramente hanno creato questo tipo di problema.

C’è da osservare che nei periodi di siccità le piante hanno mutato il loro caratteristico apparato radicale così come era stato descritto per secoli nei testi di botanica; infatti, in carenza d’acqua, le radici tendono ad andare dove riescono a trovarla; nella immediata periferia di Pescara, ad esempio, le radici di alcuni pini (che secondo i “testi” hanno radici superficiali paragonabili alla chioma) che circondavano una villa si erano spinte sino a bloccare la girante di una pompa sommersa collocata in fondo ad un pozzo ad oltre sedici metri di profondità e, in un cimitero del sud delle Marche, le radici dei cipressi, che dovrebbero avere radici verticali a “fittone”, si sono spinte a più di dodici metri in orizzontale, sino ad entrare dentro una cassa, inviluppando in maniera raccapricciante il cadavere che era lì sepolto, pur di trovare nutrimento.

Oltre ad accelerare i fenomeni di essiccamento, le radici hanno portato dissesti agli edifici sia per l’aumento della loro sezione, sia per la loro variazione stagionale in lunghezza; di questo e di alcuni casi particolari parlerò nei prossimi articoli.